L’incipit di “I miei stupidi intenti”, il romanzo di Bernardo Zannoni premio Campiello 2022
Bernardo Zannoni ha vinto il Premio Campiello con il romanzo I miei stupidi intenti, pubblicato da Sellerio. Pubblichiamo l’incipit del libro, ringraziando editore e autore.
Mio padre morì perché era un ladro. Rubò per tre volte nei campi di Zò, e alla quarta l’uomo lo prese. Gli sparò nella pancia, gli strappò la gallina di bocca e poi lo legò a un palo del recinto come avvertimento. Lasciava la sua compagna con sei cuccioli
sulla testa, in pieno inverno, con la neve.
Nella notte burrascosa, tutti assieme nel grande letto, guardavamo nostra madre disperarsi in cucina, alla penombra di una lampada e del soffitto basso della tana.
«Maledetto, Davis, maledetto!», piangeva. «Ora cosa faccio? Stupida faina!».
Noi la guardavamo senza fare rumore, vicini per il freddo. Alla mia destra c’era mio fratello Leroy, dall’altra parte invece Giosuè, che non ho mai conosciuto. Doveva essere morto poco dopo il parto, forse schiacciato dal peso di nostra madre, quando si era stesa per riposare.
«Disgraziato, disgraziato!», piangeva lei. «E adesso chi li cresce questi figli di nessuno?».
Quei primi giorni la vita era una bella sensazione. Respirando piano piano sotto le coperte, scivolavi nel sonno più vivace. Eri fragile e forte allo stesso tempo, nascosto dal mondo, in attesa di uscire.
«Chi li cresce? Chi li cresce?», diceva nostra madre. Poi si avvicinava al letto e si stendeva, lasciandoci la pancia. Appena la sentivo, mi ci attaccavo con tutte le forze. Gli altri miei fratelli cominciavano subito una piccola zuffa. Leroy era il più grande e si avventava di prepotenza, le femmine, Cara e Louise, facevano squadra. Otis, il più piccolo, veniva spesso lasciato fuori.
«Chi li cresce? Chi li cresce?», diceva nostra madre. Ogni tanto la sentivo sussultare dal dolore, se qualcuno di noi la mordeva troppo. Giosuè spuntava da sotto la sua pelliccia, immobile.