Una mappa per Roma: i luoghi da scoprire raccontati da Gabriele Santoro
Foto Credit (c) Stefano Dal Pozzolo / Contrasto.
Se le dimensioni della fisica sono spazio e tempo, si fa presto a capire il carattere unico di Roma. Estesa, distesa e aggrovigliata su una superficie enorme, a cui bisognerebbe aggiungere l’universo nascosto sottoterra; e poi, a dar retta alla tradizione, avrebbe 2775 anni. Capire questo mostro non è facile. Servono mappe, o perlomeno un punto di vista da adottare. 111 luoghi di Roma che devi proprio scoprire, il libro di Gabriele Santoro uscito con emons edizioni, traccia un orientamento della città, mostra una moltitudine di inquadrature spesso inedite, finite fuori dal racconto mainstream di una città che certo non difetta di narrazioni. Le bellissime fotografie di Stefano Dal Pozzo, che accompagnano i testi, rendono l’idea di quello che si può scoprire vagando tra i quartieri, dal mare di Ostia fino alle periferie cresciute lungo le strade consolari, non trovando volutamente molti dei siti storici che mettono Roma sulla rotta turistica canonica.
Che siano luoghi con una consistenza per così dire fisica, resi speciali dalla bellezza monumentale o naturale; o che si tratti invece di luoghi dell’anima, dove è la suggestione storica o politica a essere dominante, la scoperta di Roma è un viaggio che può durare tutta la vita. Orientarsi in questo oceano caotico è un’impresa grande, e anche faticosa; ragioni che rendono il libro di Santoro una bussola aggiornata che mancava. E a ben vedere la caratteristica che rende speciale il libro di Gabriele, firma che i lettori di minima&moralia conoscono molto bene, è proprio la simbiosi tra anima e luogo fisico.
Tutto si tiene, tutto si parla in una polifonia urbana costellata di storie. Centoundici non è poco, ma non è neanche troppo per racchiudere lo spirito della città. Per fornire un orientamento nell’orientamento, Gabriele Santoro ha suddiviso la mappa lungo diversi assi, evocando la vita politica, culturale, sociale, artistica, architettonica e sportiva di Roma. Si parte da una data, il 16 ottobre 1943, e un luogo, ovviamente, il ghetto ebraico. «Dalla via del Portico di Ottavia giungono lamenti con grida. Com’è vero che prendono tutti, ma proprio tutti, peggio di quanto si potesse immaginare», scrisse Giacomo De Benedetti, uno dei critici letterari più importanti del Novecento. All’alba era iniziato il rastrellamento che condusse oltre mille ebrei romani ad Auschwitz, lasciando che soltanto 16 ne tornassero vive. Tra di loro, soltanto una donna, Settimia Spizzichino, a cui è intitolato dal 2012 il ponte che passa sopra la stazione Garbatella.
Inseguendo la memoria di Settimia Spizzichino siamo già passati dalle intricate stradine del ghetto, tra piazza di Torre Argentina e il Lungotevere, e il quartiere popolare per eccellenza di Roma, costruito secondo i criteri dell’urbanista inglese Ebenezer Howard, come anche la Città Giardino a Montesacro. Le tessere del mosaico urbano non stanno ferme, si muovono, si spostano, in una girandola di passato, presente e futuro. Già, perché la Roma del terzo millennio è una metropoli ribollente, difficile, qualcuno la trova impossibile; eppure vivace, con una vitalità incessante. Gabriele Santoro racconta la storia della scuola elementare Carlo Pisacane a Tor Pignattara, dove più la metà degli alunni non è di origine italiana e dove un modello inclusivo è riuscito a imporsi virtuosamente, coinvolgendo le famiglie e allungando la vita didattica dell’Istituto anche al di fuori dell’orario scolastico. Vita senza confini anche a piazza Vittorio Emanuele II, nel rione Esquilino, dove lo scrittore algerino Amara Lakhous ha ambientato un romanzo scritto prima in arabo e poi in italiano, Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio.
Spazio chiama altro spazio, storia chiama storia; una suggestione si ramifica prendendo direzioni nuove. Come nel caso di Lakhous, 111 luoghi di Roma che devi proprio scoprire contiene al suo interno rimandi che obbligano i lettori più curiosi ad affondare nella ricca bibliografia che offre l’autore, a volte per via diretta, altre consigliando tra le righe. Bibliografia, ma anche filmografia, e discografia… ci sono i volti di Gigi Proietti e Gabriella Ferri a ricordare la romanità più viscerale, ma anche le parole e i corpi di Enrico Berlinguer, Aldo Moro e Sandro Pertini, tra la Fontana di Trevi, via Michelangelo Caetani e piazza San Giovanni. L’iconografia, la piazza affollata dalle bandiere rosse.
A proposito di iconografia. Ultimamente mi sono imbattuto in una foto che ritrae Pelè a Roma, nei primi anni Sessanta: era venuto in Italia per giocare alcune amichevoli con il Santos. Nello stesso periodo era capitato in città un altro ragazzo di discreto talento: si chiamava Cassius Clay, sarebbe diventato leggenda con il nome di Muhammad Alì e al Palazzo dello Sport vinse la medaglia d’oro nella categoria dei pesi medio massimi, alle Olimpiadi del 1960, sconfiggendo in finale il pugile polacco Pietrzykowski. Anche questo è successo a Roma è anche questo è parte della bellissima mappa di Gabriele Santoro.
Liborio Conca è nato in provincia di Bari nell’agosto del 1983. Vive a Roma. Collabora con diverse riviste; ha curato per anni la rubrica Re: Books per Il Mucchio Selvaggio. Nel 2018 è uscito il suo primo libro, Rock Lit. Redattore di minima&moralia.