L’audio attiva l’immaginazione: il boom del podcast

Un fenomeno che si è fatto sentire e ha conquistato milioni di ascoltatori: negli ultimi anni il mondo del podcasting ha incrementato esponenzialmente il proprio potenziale culturale. È in questo panorama che è nato IlPod – Italian Podcast Awards: il primo premio nazionale dedicato ai migliori contenuti di qualità fioriti durante l’anno. Fondato con la volontà di mettere in luce il talento e rafforzare la community degli ascoltatori, il premio è organizzato da Tlon, il sempre più attivo progetto di divulgazione culturale fondato dai filosofi e scrittori Andrea Colamedici e Maura Gancitano. La premiazione per i migliori podcast italiani si terrà il 30 aprile al Teatro Carcano di Milano. Non solo un concorso, ma una vera e propria giornata di incontri ed eventi per festeggiare il mondo del podcasting. Tantissimi gli ospiti: da Roberto Saviano a Cecilia Strada; da Andrea de Cesco a Valerio Nicolosi e poi Hell Raton, N.A.I.P., Matteo B. Bianchi, Chiara Tagliaferri, Francesco Migliaccio, Gaetano Pecoraro e tantissimi altri. 

Alla giornata del 30 aprile prenderà parte come giurata la podcast producer Rossella Pivanti, che in questo articolo ci racconta come i podcast stanno conquistando sempre più ascoltatori. (Foto: Silvia Longhi)

L’audio attiva l’immaginazione: del podcast

di Rossella Pivanti

Nel 2019 l’ascolto medio di un podcast era di pochi minuti a testa, nel 2021 si è passati a oltre 40 minuti al giorno di fruizione media. E il 2022 è la conferma di questi numeri.
Perché il podcast sta esplodendo in maniera così massiva e rapida? Qualcuno dice che è stato grazie alla pandemia. Io dico che possiamo avere una visione più ampia e i motivi non sono da cercare all’esterno ma all’interno di questo media. Le sue caratteristiche sono sottrazione; intimità e accompagnamento.

Mi occupo a tempo pieno di produzione di podcast dal 2018 e ancora oggi, a distanza di 4 anni, tutte le volte che mi viene chiesto di spiegare che lavoro faccio, intravedo uno sguardo particolare negli occhi di chi ascolta; lo stesso sguardo che poi si trasforma nella domanda delle domande: “ma perché, intanto che ci sei, non fai un video?”.

Penso di averla sentita un milione di volte quella domanda, almeno da parte di mia mamma.
C’è infatti questa idea, dura a morire, che l’audio sia il cugino sfortunato del video. Non chiedetemi perché, potrei essere di parte. Di base si pensa che l’audio sia un video a cui manca qualcosa, un media che in certo senso soffre di una carenza. Beh, di certo, non gode di tutti i privilegi sensoriali del mondo: non colpisce direttamente il gusto, il tatto, l’olfatto né tantomeno la vista.
Ma è proprio nelle pieghe di queste “mancanze” che va ricercata la sua grande forza, perché l’audio attiva il ricordo, attiva l’immaginazione.

Il nostro cervello funziona per compiti finiti, per task da completare. Ogni volta che un compito rimane a metà, il nostro cervello continua a provare a completarlo, sovraccaricandosi di lavoro.

Se si trattasse di un computer, metteremmo a dura prova la nostra CPU, insomma.
Immaginiamo di essere in auto, stiamo ascoltando una canzone che conosciamo bene e che stiamo canticchiando. Arriviamo a destinazione e siamo costretti a scendere dall’auto e interrompere l’ascolto. Ci avrete fatto sicuramente caso: la nostra mente rimane ferma in quel punto della canzone e continua a provare a completarla. Una volta rientrati in macchina, ricominceremo l’ascolto da quello stesso punto, con buona pace del nostro cervello che finalmente potrà riposare.
Ecco il podcast fa la stessa cosa: tutto ciò che non si vede deve essere immaginato e la creazione di quelle immagini, sottopongono il nostro cervello a un piccolo stress.
Ed è proprio questo stress che farà si che noi ricordiamo più a lungo quel concetto o quella immagine, proprio perché abbiamo impiegato un effort maggiore a gestirlo.

Allo stesso modo, quella immagine che abbiamo creato, si adatterà perfettamente al nostro vissuto: sarà un’immagine del tutto personalizzata e cucita proprio addosso a noi.Vi racconto una storia vera. Per un periodo della mia vita ho deciso di viaggiare esclusivamente in autostop, accettando passaggi dalle auto che passavano o tramite BlaBlaCar.
Il culmine è stato raggiunto quando mi sono trovata a viaggiare in un furgone con un gruppo di metallari tedeschi e una capra di plastica, pelosa, a grandezza (quasi) naturale. Non ho mai capito perché la capra fosse lì ma la realtà è che nessuno faceva caso alla sua presenza.

Qualche tempo dopo, durante la registrazione di un podcast ho raccontato agli ascoltatori del mio viaggio con i metallari tedeschi, del furgone e della capra. A partire dalla mattina dopo mi sono ritrovata con la casella email zeppa di disegni di ipotetiche capre di plastica, pelose a grandezza naturale. Per qualcuno era una capra con le corna, per qualcuno era nera, per altri assomigliava a un alieno. Come mai in così tanti hanno sentito il bisogno di inviarmi il proprio disegno della capra dei metallari? La ragione è che tutti, davanti al racconto di qualcosa che non conosciamo o che non abbiamo mai visto prima, dobbiamo necessariamente creare una immagine mentale, per completare quel vuoto altrimenti incolmabile.
E per farlo, ognuno attinge dal proprio frame di riferimento, dalla propria esperienza e conoscenza del mondo.  In questo modo le raffigurazioni della capra erano tutte differenti l’una dall’altra, in compenso però, ognuna era simile all’immagine del concetto di capra che quella persona aveva in mente.

Ecco perché fornire un audio al posto di un video, oltre ad attivare più a lungo il ricordo di quel concetto, permette di creare un’immagine che ci risulti familiare.

Insomma, il fatto che il podcast sia un media di sottrazione, che invece di aggiungere tolga (la vista, l’olfatto, il tatto e il gusto), dona l’innegabile vantaggio di aumentare il carico cognitivo e quindi il ricordo e di creare immagini di volta in volta coerenti con il nostro mondo e che sono quindi sempre perfettamente adattabili a chiunque.

È qualcosa che forse in tanti avrete già letto e sentito a proposito del podcast, ma rimane una grande verità: iniziamo a udire ancora prima di nascere. 

Già dalla ventesima settimana di gestazione il feto percepisce suoni e voci. Siamo naturalmente predisposti all’ascolto. Possiamo chiudere la bocca e gli occhi, ma non le orecchie. Per tapparcele dobbiamo usare le mani e, comunque, una parte del suono passerebbe lo stesso.
Ciò che viene percepito attraverso le orecchie è generalmente percepito come più intimo e quindi anche più vero, perché parla il nostro linguaggio. In poche parole, il podcast, è un media che funziona perché è un media che “sentiamo”.

Anche la modalità di fruizione contribuisce alla percezione di intimità: l’uso degli auricolari (le classiche “cuffiette” dello smartphone) impongono un ascolto privato e, cosa ancora più importante, a diretto contatto con il nostro corpo.
Se mentre guardiamo un video o un’immagine manteniamo una determinata distanza tra noi e il media, nel caso del podcast, la distanza si annulla.
La radio, in quel senso, è già molto diversa perché spesso è ascoltata in macchina, in casa o in ufficio, pensata per una fruizione di gruppo (tra colleghi come sottofondo durante l’orario lavorativo) e proviene da uno strumento che si trova ad una determinata distanza fisica da noi.
Il podcast invece richiede vicinanza, attenzione, intimità e solitudine.

Una delle trappole in cui è più facile cadere è pensare che i podcast siano maggiormente ascoltati in agosto. Intuitivamente sarebbe facile associare infatti mare, relax e vacanze con un maggior tempo libero e quindi una maggiore fruizione di podcast. I dati, su larga scala ci dicono invece il contrario.
I numeri di IPSOS ci raccontano una realtà in cui le persone all’83% ascoltano in casa, mentre compiono attività di routine, spesso ripetitive e noiose.
Il podcast quindi non si impone, non si sostituisce, ma accompagna e, in un certo senso, migliora le attività quotidiane Perché questo è il suo scopo: aggiungere fantasia, creatività, evasione e un modo migliore alla nostra vita di tutti i giorni.

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