Nuovo appuntamento per la rubrica quindicinale a cura di Anna Toscano. Dieci domande a poetesse e a poeti per cercare di conoscere i loro primi avvicinamenti alla poesia, per conoscere i loro albori nella poesia, quali siano stati i primi versi e i primi autori che li hanno colpiti, in quale occasione e per quali vie, e quali i primi che hanno scritto. Le altre puntate sono qui.
Qual è la poesia che hai incontrato, e quando, che ti ha fatto pensare, per la prima volta, che fosse qualcosa di fondamentale?
“La fontana malata” di Palazzeschi, letta dalla mia maestra alle elementari.
Qual è il primo autore o autrice che ti è rimasto/a in mente come poeta?
Giovanni Pascoli. Recitavo alcune sue poesie ad alta voce nella mia grande cucina, incuriosendo le ragazzine della baraccopoli di Celano, accanto a cui vivevo.
C’è stata una persona o un evento nella tua infanzia, o giovinezza, che ti ha avvicinato alla poesia? Chi era? Come è accaduto?
Si chiamava Ennio Stornelli. Voleva fare l’attore. Mi chiese di scrivere una poesia mentre ero a letto febbricitante. Avevo nove anni. Quei versi raccontavano la morte di un mio amichetto, affogato sotto un ponticello mentre cercava un giocattolo che l’acqua gli aveva portato via.
Quali sono i primi libri di poesia che hai cercato in una biblioteca o in una libreria?
Le poesie di Guillaume Apollinaire.
Il primo verso, o la prima poesia, che hai scritto e che hai riconosciuto come tale: quando è stato e in quale circostanza?
Purtroppo quella mia poesia scritta su un quaderno di scuola l’ho perduta. Mi è rimasta in mente la voce che me l’aveva dettata, una voce antica, atona.
Quando poi i versi sono arrivati copiosi, quali sono stati i tuoi pensieri?
Di versi ne scrivevo pochi. La poesia risponde a una necessità fisica.
Quando hai avuto tra le mani le tue prime poesie pubblicate, cosa è accaduto?
La mia prima plaquette era intitolata “Scongiuro” nel senso sciamanico. Me la pubblicò Adriano Spatola, nella sua piccola casa editrice la Geiger, e scrisse anche la presentazione. Era il 1969. La illustrò Giordano Falzoni, un neo-surrealista amico di Breton. Erano nenie e scongiuri della mia infanzia marsicana. Ebbi modo di seguire la stampa e ogni volta era una sorpresa. Naturalmente fiutai la carta della plaquette appena la ebbi in mano, per scaramanzia.
La poesia per te è più di una fede o quasi una fede?
La poesia è nell’aria come il vento. La sua voce non ha rapporti con le religioni, o meglio, è lei stessa religione.
La poesia inizia?
La poesia non inizia, la sua voce viene dalle sterminate antichità e non assomiglia a nessuna voce umana.
La poesia inizia?
La poesia non finisce, è nell’aria anche quando la terra scomparirà.
Anna Toscano vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre università. Un’ampia parte del suo lavoro è dedicato allo studio di autrici donne, da cui nascono articoli, libri, incontri, spettacoli, corsi, conferenze, curatele, tra cui Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza e Con amore e con amicizia, Lisetta Carmi, Electa 2023 e le antologie Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne vol. I e vol. II. Molto l’impegno per la sua città, sia partecipando a trasmissioni radio e tv, sia attraverso la scrittura e la fotografia, ultimi: 111 luoghi di Venezia che devi proprio scoprire, con G. Montieri, 2023 e in The Passenger Venezia, 2023. Fa parte del direttivo della Società Italiana delle Letterate e del direttivo scientifico di Balthazar Journal; molte collaborazioni con testate e riviste, tra le altre minima&moralia, Doppiozero, Leggendaria, Artribune, Il Sole24 Ore. La sua sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, 2018; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie. Suoi scatti fotografici sono apparsi in guide, giornali, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze radiofoniche e teatrali.
