Con le parole lavoro ormai da qualche anno. Dettano il ritmo della mia quotidianità, delle scadenze, delle mie geografie nomadi. Le parole tengono in mano le redini della logica su cui baso esistenza e mestiere. Ho imparato a non darle per scontate, eppure ogni tanto succede. Quando le lascio detonare con noncuranza fra le righe di un messaggio o fra le pause di una conversazione, soltanto una persona ha la prontezza di farmelo notare.
Anna Toscano è l’unica persona amica a cui concedo il diritto di ricordarmi che le parole hanno, sempre, un peso, anche nel momento in cui siamo sovrappensiero, arrabbiati, molto felici oppure molto tristi. Anna sa toccare le parole con grazia, attenzione, ironia, saggezza e coraggio. Le intreccia, le prende per mano e le porta a passeggio nelle calli della città che ci accomuna, le condensa in versi che racchiudono una storia familiare tenera e implacabile, le apparecchia su tavole affollate da chi non c’è più, le lascia vagare lungo le rotte di cartografie sparse fra Venezia, Milano, Bologna, San Paolo.
Non è casuale, dunque, il titolo della raccolta di poesie, perlopiù inedite, pubblicata recentemente nella Collana Gialla di Pordenonelegge – Samuele Editore. Cartografie è l’eco della quotidianità di Anna, della frequentazione intellettuale con le sue personagge – da Goliarda Sapienza a Janet Frame –, degli amori che odorano di pelle e sangue, di una memoria vigile, capace di afferrare i ricordi, pure quelli che pungono, come spilli abbandonati sul fondo di una tasca. E se Milano è davvero una tasca, “Torino è una casa di ringhiera” e “Venezia è un palmo di mano”, il corpo stesso è un andirivieni di piedi che macinano passi macinano pensieri, come scrive Anna nei riflessi di una camminata.
“Perché io penso con i piedi” e allora il corpo è bussola per tuffi di testa in un passato al futuro – “L’ultima immagine che avrò di te / sarà il tuo corpo consunto dal tempo / la tua mano ossuta nella mia / la penombra e l’odore di chiuso della tua stanza” –, contenitore di un cuore che si vorrebbe “dentro una scatola da scarpe / in un armadio a muro”, punto di osservazione per scrutare le incursioni immaginarie di Susan Sontag, Iosif Brodskij, Mariano Fortuny, Daniele Del Giudice fra i banchi del mercato di Rialto la mattina presto, un lessico in cui “le parole diventano pelle”. Le parole hanno un peso, dicevamo, e hanno anche una voce, che strepita, a volte, mentre Anna discute con una virgola e ammette: “L’ho trasformata in un punto”.
Cartografie è una finestra aperta sulle mappe mentali e fisiche di Anna, che abitualmente salta leggera fra prosa e versi, trovando in questi ultimi un approdo nelle giornate di acqua alta, quando i passi sono “lunghi orizzontali cauti lenti”, oppure una cassa di risonanza per dolori antichi ma feroci. La poesia di Anna è un allenamento ad accettare le conseguenze del tempo, le raffiche dei giorni tramontati, il carico di un punto fermo, la potenziale straordinarietà di ciò che ancora si nasconde dietro l’angolo.
Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV nel settore dell’arte contemporanea. Giornalista pubblicista, è stata caporedattrice per Artribune, dove ha lavorato per quasi un decennio. Svolge docenze nell’ambito della scrittura per il web ed è consulente nel campo editoriale.
Nel 2012 ha pubblicato il saggio Michelangelo Pistoletto. L’unione di vita, parole e opera (Damocle Edizioni), nel 2016 Un regard sur l’art contemporain italien du XXIe siècle (con Marco Enrico Giacomelli) sulla rivista Ligeia, dossiers sur l’Art e nel 2023 il saggio Gli artisti che smettono (Castelvecchi Editore).
