Venezia o Castalia? La Biennale fa danzare la città
di Graziano Graziani pubblicato 27 Giugno 2016 · Aggiungi un commento
(foto di Andrea Avezzù)
Mentre sull’Europa soffia un vento di disgregazione con l’uscita del Regno Unito dall’Unione, Venezia grazie alla Biennale Danza torna a trasformarsi in quella città delle arti di taglio internazionale che ambisce ad essere per sottrarsi al destino di svendita a cui il turismo di massa sembra averla destinata. Un’utopia concreta e percorribile, allo stesso tempo affine e diametralmente opposta alla Castalia di Herman Hesse nel suo Giuoco delle perle di vetro, chiusa nel sogno di un’arte isolata dal mondo.
Qui il segno invece è l’apertura: dei palazzi storici, delle performance offerte allo sguardo del pubblico causale che si accalca lungo le calli. Col progetto “college”, che permette ai giovani danzatori di entrare in contatto con il lavoro di coreografi affermati, i campi di Venezia si riempiono di performance di breve durata che la gente si ferma a guardare incuriosita e – quel che più conta e stupisce – in religioso silenzio.
Categoria approfondimenti, arte, cultura, teatro · Tag Albert Quesada, Anna Teresa de Keersmaeker, Audrey Gaisan Doncel, Aurora Pica, Biennale Danza, Camilla Monga, Caterina Squillacioti, Claire Leske, Deva Schubert, Elisa Frasson, Emanuel Gat, Erica Canali, Francesca Formisano, Francesca Foscarini, Gérard Grisey, Giovanfrancesco Giannini, Graziano Graziani, Herman Hesse, Isabella Piazzolla, Isabelle Schad, Jeanne Colin, Justine Copette, Killian Madelein, Laura Toma, Laurent Goldring, Livia Massarelli, Marjolaine Uscotti, Marta Greco, Michela Rosa, Nicole Chirici, Nikoleta Koutitsa, Rieko Okada, Roberta Ferrara, Sandy Williams, Silvia Baronio, Stefano Marletta, Virgilio Sieni, Yasmine Hugonnet
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