Venezia o Castalia? La Biennale fa danzare la città

(foto di Andrea Avezzù)

Mentre sull’Europa soffia un vento di disgregazione con l’uscita del Regno Unito dall’Unione, Venezia grazie alla Biennale Danza torna a trasformarsi in quella città delle arti di taglio internazionale che ambisce ad essere per sottrarsi al destino di svendita a cui il turismo di massa sembra averla destinata. Un’utopia concreta e percorribile, allo stesso tempo affine e diametralmente opposta alla Castalia di Herman Hesse nel suo Giuoco delle perle di vetro, chiusa nel sogno di un’arte isolata dal mondo.

Qui il segno invece è l’apertura: dei palazzi storici, delle performance offerte allo sguardo del pubblico causale che si accalca lungo le calli. Col progetto “college”, che permette ai giovani danzatori di entrare in contatto con il lavoro di coreografi affermati, i campi di Venezia si riempiono di performance di breve durata che la gente si ferma a guardare incuriosita e – quel che più conta e stupisce – in religioso silenzio.