Quando la letteratura si trasforma in vita

Pubblichiamo un’intervista di Benedetta Marietti, uscita su «Repubblica», a Peter Cameron.

di Benedetta Marietti

New York. È in un piccolo appartamento bohémien sulla decima strada, nel cuore del Greenwich Village, che Peter Cameron vive con Dinah e Ghita, i suoi due inseparabili cani d’acqua portoghesi. È lì che abita da trent’anni, da quando ventitreenne decise di lasciare il New Jersey e la famiglia catturato dal fascino delle mille luci di New York. Ed è lì che conduce un’esistenza per sua stessa definizione “stanziale e solitaria”, scandita dalla scrittura di racconti e romanzi, l’ultimo dei quali, Coral Glynn, sta per essere pubblicato in Italia per i tipi di Adelphi (pp. 216, € 18,00, trad. di Giuseppina Oneto, esce il 9 maggio). Occhi acuti e penetranti, sorriso timido e gentile, modi educati, un imbarazzo palpabile a parlare di sé, Cameron (che il 29 maggio parteciperà al Festival delle Letterature di Roma) somiglia a molti dei personaggi schivi e riservati ritratti nei romanzi che lo hanno reso celebre: come Omar, l’ingenuo sognatore di Quella sera dorata, o James, ragazzo malinconico e solitario, appassionato di arte e di libri in Un giorno questo dolore ti sarà utile, o la stessa insondabile Coral Glynn, una donna giovane e insicura, incapace di esprimere sentimenti complessi e contraddittori come l’amore.