Sweet home Grazioli

Michele Masneri che pubblicherà a gennaio per minimum fax il suo romanzo d’esordio Addio, Monti, dal nome dell’omonimo quartiere romano dove forse in seguito verrà dichiarato cittadino non gradito, quest’estate ha varcato i portoni del palazzo più divisivo d’Italia, deserto e con una sua storia che prescinde molto da quella del suo più celebre inquilino. Questo pezzo è uscito su Studio.

Una casa senza una storia: non piace a nessuno. Nemmeno a Silvio Berlusconi. L’ex presidente del Consiglio nel suo fregolismo immobiliare non ha mai avuto grande fortuna, a Roma. Non gli si sono spalancate le porte di dimore gentilizie con la stessa facilità avuta in Brianza. E – per un uomo come lui – si è dovuto soprattutto accettare lo smacco della pigione. Una volta lasciato il famoso appartamento di via dell’Anima, nel 1994, dietro piazza Navona, diversi furono i tentativi, mentre cresceva il radicamento sul suolo laziale, di mettere le mani su magioni molto araldiche. Ma sempre, sfortunatamente, scontrandosi con casati magari parvenu ma ancora molto liquidi. I Torlonia, i più ricchi tra i principi romani, proprietari anche oggi della Banca del Fucino, non presero molto sul serio l’offerta per il secentesco palazzo di famiglia in via Bocca di Leone, con una inquilina tra l’altro di Casa Borbone, zia di Juan Carlos, morta qualche anno fa, che sarebbe parso brutto sfrattare. Anche coi Borghese andò male: il castello della Crescenza, maniero medievale che piaceva molto a Berlusconi, continua a essere usato per sontuosi catering e matrimoni (si sono sposati qui il capitano Francesco Totti e Flavio Briatore) e la proprietaria, la principessa Sofia Borghese, signorilmente rifiutò le avances cavalleresche, offrendo illimitata ospitalità ma non avallando rogiti o compromessi.