di Michele Masneri pubblicato 3 Giugno 2015 · 4 Commenti
Questo pezzo è uscito sul Foglio.
Je suis Charlie? Mah. Piuttosto, Ich bin Ludwig, dunque via, via dall’Europa reale sanguinolenta delle islamofobie e islamofilie, e invece ecco innocenti evasioni in un’Europa regale e felix, sulle tracce del monarca più scapricciato e keynesiano che il vecchio continente abbia mai prodotto, Ludwig II di Baviera. Si parte col nostro Corano d’elezione, “Fratelli d’Italia” di Alberto Arbasino, in ultima edizione Adelphi con peso da bagaglio a mano, manuale di successo per ragazzi anni Sessanta, e fondamentale Baedeker e Tripadvisor per gite fuori porta.
Eccoci dunque all’aeroporto Strauss di Monaco, dove accoglie un alcolico Riesling Bar intitolato al principe cancelliere Metternich; e poi in autostrada, superando a sinistra l’Allianz Arena, il nuovo stadio della coppia Herzog-De Meuron che sembra un borsone Chanel capottato oppure un copertone di camion rovesciato, come se ne trovano tra i guard rail: seguendo scrupolosamente l’itinerario arbasiniano tra questi famosi castelli di Ludwig (1845-1886), si parte da Herrenchiemsee, una Versailles neanche tanto in miniatura su un lago nerissimo, mai abitata dal re amante del cemento e del laterizio al chiaro di luna; qui, si sale al piccolo villaggio di Prien su un battello Josef con poltroncine e tappezzerie verde tabacco dello stesso colore delle campagne tedesche che si sono attraversate; attraverso vetratine lucidissime del piroscafo, con effetto Hopper, si vedono dentro coppie di anziani con canetti che mangiano piccoli bratwurst e pretzl, seduti su divanetti di chintz rossi decorati a piccole casine e ancorette, tipo Naj Oleari negli anni Ottanta.
Categoria approfondimenti, arte, cinema, cultura, giornalismo, letteratura, mondo, reportage, società, storia · Tag Alberto Arbasino, Alessandro Mendini, Arnold Böcklin, Benedetto XVI, Contessa Du Barry, Franz Liszt, Gert Frobe, Gloria Swanson, Guido Morselli, Harry Potter, Kate Middleton, Lola Montez, Luchino Visconti, Ludwig, Mario Monti, Michele Masneri, Neuschwanstein, Paul von Thurn und Taxis, Regina Margherita, Richard Wagner, Romy Schneider, Sissi, Wes Anderson
di Michele Masneri pubblicato 21 Gennaio 2015 · 3 Commenti
Questo pezzo è uscito sul Foglio. (Fonte immagine)
Il mantenuto più famoso del Novecento: è sepolto a Roma. Nel cimitero acattolico della Piramide Cestia, il più elegante della città, forse dell’occidente; alla vigilia di Natale, ragazze bionde con grandi sciarpe écru depositano roselline su piccole lapidi liberty con nomi di nonne tedesche circondate da basse siepi di bosso; qualcuno ha messo due bastoncini d’incenso su una lapide russa; il profumo si sparge nell’aria; un annuncio in tre lingue, sommesso, con sottofondo d’archi, indica che quasi è l’ora di chiusura: niente di vagamente comparabile con cimiteri popolari tipo Verano; ed è giusto così per Denham Fouts (1914-1948), che visse lussuosamente nel mondo e si spense a Roma, a trentaquattro anni, dopo aver fatto spasimare un paio di regnanti, tutti gli scrittori un po’ gay del mondo libero, e pure qualche ereditiera americana.
Categoria letteratura, ritratti · Tag Aldous Huxley, Antonio Martines, Arthur Vanderbilt, Christopher Isherwood, Cyril Connolly, Denham Fouts, Denny Fouts, George Bernard Shaw, George Orwell, George Plimpton, Glenway Wescott, Goethe, Gore Vidal, Gramsci, Henry Miller, hitler, Jean Marais, Lola Montez, lord Mountbatten, Louis Denham Fouts, Michele Masneri, Oddone Cappellino, Oscar Wilde, Paolo di Grecia, Paolo di Yugoslavia, Paul Bowles, Shelley, Somerset Maugham, Stephen Spender, Truman Capote, Virginia Woolf, Yeats
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