Il Leone d’Oro a “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi

Sabato scorso – in un’edizione che alcuni commentatori hanno definito storica – è stato assegnato a Sacro Gra di Gianfranco Rosi il Leone d’Oro per la Settantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Dopo quindici anni, ha vinto un regista italiano. Per la prima volta nella storia della Mostra, ha vinto un film documentario. Come non facilmente succede in seno alle grandi manifestazioni internazionali, è stata inoltre premiata un’idea di cinema indipendente. Questo ha provocato (sta provocando) un terremoto sulla complicata scena del cinema italiano. Ringraziamo Dario Zonta (il produttore creativo di Sacro GRA) per averci concesso di pubblicare questa sua testimonianza uscita ieri su “L’Unità”.

di Dario Zonta

Il Leone d’Oro a Sacro Gra dovrebbe essere letto, nella sua dirompente eccezionalità, come un segnale fortissimo che viene dato al sistema del cinema italiano. L’eco del ruggito di questa settantesima Mostra, una volta superata la laguna si trasforma in un urlo di gioia e di rabbia per dire che non solo esiste un “altro cinema” italiano, documentario, sperimentale, innovativo e indipendente, ma che questo può affermarsi in competizioni internazionali scalzando talvolta la concorrenza di produzioni consolidate spesso votate alla reiterazioni di dispositivi consumati.