Speciale Santarcangelo 14: fare un festival oggi

Concludiamo il nostro speciale su Santarcangelo 2014 con un intervento di Lorenzo Donati e Nicola Ruganti apparso sul Giornale del festival all’interno del Corriere di Romagna. Qui le altre puntate. L’immagine del festival è di Marco Smacchia.

Fare un festival ieri e oggi, innescare le contraddizioni domani

di Lorenzo Donati e Nicola Ruganti

Il teatro è organismo complesso, lo immaginiamo in salute quando i suoi discorsi sono contemporanei ai problemi della società. Oggi il teatro è immerso nella fatica: riconosce la società e le sue crisi, ma non è riconosciuto. Il mondo fuori pensa ad altro, si diverte chiacchiera balla oppure riflette e dibatte. Il teatro non c’è quasi mai, se non nella formaldeide del tradizionalismo o nelle “classi” di recitazione televisive. Una discussione sui festival che non tenga conto di tali premesse risulterebbe inefficace, o produrrebbe foto di gruppo utili solo per autolegittimarsi.

Speciale Santarcangelo 14: raccontare la danza contemporanea

Prosegue il nostro speciale dedicato a Santarcangelo 2014 con due articoli sulla danza contemporanea usciti sul Giornale del festival all’interno del Corriere di Romagna. Qui le puntate precedenti. (Immagine: Mårten Spångberg in uno scatto di Ilaria Scarpa.)

Mårten Spångberg: «La danza è il contrario della coreografia» 

a cura di Lucia Oliva 

Nella sua vita precedente Mårten Spångberg è stato un teorico della performance, un critico esperto di danza, un professore universitario, un curatore di festival, in una parola una delle personalità di riferimento nella scena della danza europea. Oggi si occupa di danza e coreografia in una modalità espansa, la sua capacità di analisi e riflessione contagia la pratica artistica come performer, danzatore e coreografo. Il pensiero di Spångberg traccia un arco logico che attraversa tutti gli aspetti del mondo teatrale contemporaneo, da quelli legati a dinamiche di sistema e organizzazione alle questioni più prettamente estetiche e politiche. La sua attività scenica viene spesso etichettata come radicale, ma è la radicalità concettuale lucida e implacabile di chi sceglie di immergersi completamente nelle contraddizioni del mondo in cui vive, incendiandole e sfidandole, sapendo che la battaglia potrà essere inutile, e tuttavia è ciò che siamo chiamati a fare.

L’Estate del nostro scontento. Riflessioni attorno alla polemica sull’Estate Romana

L’Estate romana è cominciata nel segno della polemica. Quella che si è scatenata attorno ai risultati del bando pubblico indetto dal Comune di Roma per l’omonima e tradizionale manifestazione capitolina. Che disegnano, nel bene e nel male, una geografia rivoluzionata della storica kermesse. Sono scomparse alcune manifestazioni storiche come All’Ombra del Colosseo e la rassegna di teatro Garofano Verde, sui temi dell’omosessualità. Sono invece risultate  tra i primi posti in graduatoria alcune iniziative legare alla sperimentazione artistica come Short Theatre, Attraversamenti Multipli, Teatri di Vetro. Ne è nato un putiferio, con accuse a dir poco esplicite: sono passati gli “amici degli amici”, sono state fatte fuori le esperienze storiche per far passare illustri sconosciuti, manifestazioni alle prime edizioni e senza presenza sul territorio… Questo il tenore di articoli a dir poco imprecisi (come quello apparso l’11 giugno su Repubblica, sul quale è intervenuta con sguardo attento Teatro e Critica) o di più garbate prese di posizione pubbliche degli esclusi (come ad esempio la comunicazione di Fed.It.Art).