Unioni civili e non: come ha risolto il problema Tennessee Williams

Rispetto della diversità, diritto a viverla e a condividerla, a mostrarla senza doversene vergognare, senza che qualcuno ritenga strano, ingiusto o “contro natura” che due spiriti affini vogliano vivere insieme ed avere gli stessi diritti di qualsiasi altre due persone nella stessa condizione emotiva e spirituale, a prescindere dal sesso degli esseri umani in questione.

Non ci riferiamo al Governo italiano, ai suoi più o meno degni rappresentanti e alla via crucis della legge sulle unioni civili, che di civile sembra aver conservato ben poco. No, qui parliamo di un uomo che di questi temi discuteva e scriveva già negli anni ’50 del Novecento, con molti meno tabù e molto più coraggio di fronte a una platea di conservatori che non condividevano il suo punto di vista e, ciononostante, non potevano smettere di andare ad ascoltare le sue parole.

Walter Tevis: la scrittura come cura

Pubblichiamo la prefazione di Goffredo Fofi a Solo il mimo canta al limitare del bosco, romanzo di Walter Tevis in libreria per minimum fax con una nota di Jonathan Lethem (traduzione di Roberta Rambelli) ringraziando l’autore e l’editore. di Goffredo Fofi Non sono pochi gli autori di romanzi di genere che hanno scritto per sfogare […]

I 70 anni di Gigi Riva in un’intervista storica che sembra fatta ieri

Oggi, 7 novembre, Gigi Riva compie 70 anni. Il nostro modo di fargli gli auguri è ripubblicando quest’intervista di Gianni Mura in occasione dei suoi 60 anni, uscita su la Repubblica, e per la quale ringraziamo la testata e l’autore.

Quando Riva indossò per la prima volta la maglia numero 9 e si ruppe per la prima volta una gamba (la sinistra) a Roma, il 27 marzo del ‘ 67, lo andai a trovare. Stanza 126 del Policlinico Italia. «Vuoi un’ intervista? Va bene. Ti costerà un paio di sigarette, perché qui oltre al gesso non mi lasciano fumare». Ricordo meno il titolo che uscì sulla Gazzetta. Il concetto era: «Quando torno spero di trovare un terzino che meni». Riva era così: forza e coraggio, come le polisportive d’ una volta. Frangar, non flectar, per chi era fresco di liceo. Rombo di Tuono lo sarebbe diventato prima del Messico. Gli piaceva il soprannome? «Molto, anche se a Brera non l’ ho mai detto. Veniva da uno importante, all’estero il più intervistato dei giornalisti italiani era lui». Riva non ha mai amato i giornalisti. Poteva rispettarli (è il caso di Brera) o sopportarli (era il caso mio). Ma la sua specialità era dribblarli.

“American Hustle” – tornare sui propri passi per capire dove abbiamo sbagliato

Ringraziamo Oscar Iarussi e la rivista il Mulino che, proprio in questi giorni, ospita in homepage – tra le molte cose interessanti – questa riflessione che parte dal cinema e arriva più lontano.

di Oscar Iarussi

Nelle sale in queste settimane, ora anche col viatico delle dieci nomination agli Oscar, American Hustle di David O. Russell è molto di più che una variante malinconica con tocchi virulenti alla Scorsese di La stangata, la commedia che quarant’anni fa mise insieme Paul Newman e Robert Redford conquistando le platee di mezzo mondo. InfattiAmerican Hustle è lì a ricordarci che “l’apparenza inganna”, come recita la seconda parte del titolo nella versione italiana, didascalica ed efficace. Ambientato alla fine degli anni Settanta nella Atlantic City dei casinò in disarmo cara a Bob Rafelson e a Louis Malle, il film si conclude con una sorta di elogio della realtà.

Marfa Girl, il mio film migliore. Una conversazione con Larry Clark

Questo pezzo è uscito su Orwell. (Fonte immagine)

Prima di salutarmi mi dice: “Com’è che diceva John Lennon? La vita è quello che ti capita mentre tu stai facendo altro”.

A sessantanove anni Larry Clark ha fatto il suo film più bello. Lo penso uscendo dalla sala dell’Auditorium, al Roma Film Festival. Marfa Girl è stato presentato in anteprima e tra qualche giorno farà vincere a Clark il premio come miglior film del festival. Il primo premio nella carriera del regista per un film che non uscirà mai in sala e nemmeno in dvd – Marfa Girl si può vedere solo in streaming sul sito larryclark.com a 5 dollari e 99 centesimi. “Ho deciso di metterlo direttamente in rete per mandare Hollywood a quel paese”, ha dichiarato Larry Clark dal primo giorno che ha messo piede a Roma, passando una settimana a rilasciare interviste in cui imprecava contro produttori e distributori, facendo nomi e cognomi di chi a oggi gli tiene bloccati film che forse non girerà mai, “perché sono pensati per essere interpretati da ragazzini che tra un anno non saranno più ragazzini”.