Le ombre di Ocaña, il campione triste che sfidò Merckx e si arrese a se stesso

Il 19 maggio 1994 moriva Luis Ocaña. Pubblichiamo un ricordo di Gianni Mura uscito su la Repubblica ringraziando l’autore e la testata.

Uno sparo all’ora di pranzo, nelle cantine della sua tenuta, a Caupenne d’Armagnac. È il 19 maggio del 1994. Luis Ocaña s’è sparato alla tempia sinistra. Strano, perché non è mancino. Alle 13.45 sua moglie Josiane chiama la gendermeria di Condom. Alle 16 all’ospedale di Mont de Marsan si accerta la morte cerebrale. Alle 17, l’ora dei toreri, il decesso. A Bordeaux, dopo l’autopsia, che rivela l’assorbimento di una forte dose d’alcool, il corpo sarà cremato. Funerale alla chiesa di Notre Dame des Cyclistes, a Labastide. Li celebra l’abate Massie, che nella stessa chiesa aveva unito in matrimonio la notte di Natale del ‘66 Luis Ocaña e Josiane Calède, figlia di un camionista, la biondina che aveva consegnato il mazzo di fiori al vincitore del criterium di St. Pierre du Mont. E il vincitore era Luis. Lasciamolo, lasciamoli su questa immagine.

Dopo le primarie. Al Sud il PD sarà la nuova DC?

Questo articolo è uscito su Pubblico.

La vittoria di Bersani alle primarie del centro-sinistra, di buon margine su Renzi nelle regioni del centro-nord, è stata invece schiacciante nel mezzogiorno: in Campania il 69%, in Basilicata il 72%, in Puglia il 71%, addirittura il 75% in Calabria per riassestarsi in Sicilia su un 67% che è comunque più di quanto Bersani abbia ottenuto nella regione settentrionale che gli ha dato i maggiori consensi, la Liguria con il 65%.

Per comprendere l’exploit meridionale del segretario del PD bisogna fare un passo indietro, e tornare al confronto dello scorso 12 novembre tra i cinque iniziali aspiranti leader, gettati da SkyTg24 in ciò che sembrava un acquario stile XFactor per poi nella sostanza rivelarsi la più dolce delle acquasantiere. Ci riferiamo ancora al famigerato Pantheon della sinistra che Renzi si è affrettato a delocalizzare (Mandela e l’attivista tunisina Lina Ben Mhenni) e gli altri hanno invece portato più tradizionalmente sull’altra sponda del Tevere, tirando in ballo De Gasperi (Tabacci), la partigiana dell’Azione Cattolica Tina Anselmi (Puppato), un indeterminato papa Giovanni per Bersani (e dunque tutti i ventuno che hanno portato questo nome a dispetto dell’errore di numerazione pontificia), per finire con la più deludente e rivelatoria delle uscite, quella di Vendola.

La carne che trema (o le curiose assonanze con Peron)

Questo pezzo è stato pubblicato su Diario di giugno. di Enrico Deaglio La ricorderemo come “la” storia italiana del 2009; Silvio Berlusconi e Noemi Letizia hanno, insieme, una forza tragica e comica di grandissima attrazione, come raramente succede nel mondo della politica. L’uomo, un industriale milanese stereotipo, è da tempo il leader politico italiano, 72 anni, venerato […]