Cronaca di una rinascita dolorosa, su La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera

di Giuseppe Nibali «Un mattino d’agosto Guglielmo Sputacchiera si svegliò col muso sprofondato in un bel paio di seni: i suoi»1, inizia così questo sorprendente La vita sessuale di Guglielmo Sputacchiera, opera prima dello scrittore Alberto Ravasio (filosofo non praticante, come ci dice nella quarta di copertina), e così potrebbe finire, per quanto icastico e […]

Sei saggi sotto l’albero

Sei saggi, recentemente pubblicati, da leggere o regalare a Natale

Scoprire le voci nel silenzio: “I benandanti” di Carlo Ginzburg

La casa editrice Adelphi, che sta ripubblicando l’opera di Carlo Ginzburg con nuove e illuminanti annotazioni dell’autore, ha appena ristampato uno dei suoi testi più importanti, “I benandanti”.

Alcuni consigli di lettura

Sono mesi strani, e continuano ad esserlo con pochi segni di cambiamento, e la lettura, quando possibile, può costituirsi come buono e momentaneo rifugio. Questi alcuni titoli, tutti molto diversi, che mi hanno tenuto compagnia.

Il rinascimento psichedelico

Questo pezzo è uscito su La Repubblica, che ringraziamo. di Nicola Lagioia Siamo disposti ad abbandonare un pregiudizio davanti all’evidenza scientifica? Sono passati molti anni dal giorno della bicicletta. Il 19 aprile 1943 un giovane chimico svizzero, Albert Hoffmann, testò il dietilamide dell’acido lisergico, sintetizzato nel tentativo di produrre un farmaco per stimolare la circolazione. […]

Uccidere un mandarino cinese. Le implicazioni morali della distanza.

Carlo Ginzburg ha dedicato diversi scritti alle implicazioni morali della conoscenza storica. La raccolta di saggi Occhiacci di legno (1998) – di cui è da poco comparsa una nuova edizione ampliata per i tipi di Quodlibet – porta come sottotitolo Nove riflessioni sulla distanza (ora Dieci), dove la distanza è intesa in senso geografico, cronologico, […]

Dieci anni senza Garboli

L’11 aprile del 2004 moriva Cesare Garboli. Per ricordarlo proponiamo un pezzo di Matteo Marchesini, pubblicato qualche tempo fa in versione leggermente diversa su “Il Foglio”. Questo scritto farà parte di “Da Pascoli a Busi. Letterati e letteratura in Italia”, la raccolta di saggi di Matteo Marchesini che a maggio verrà pubblicata da Quodlibet. (Immagine: Cesare […]

Una nostalgia grande quanto la Luna

di Christian Raimo È uscito da nemmeno un mese e le librerie, come si dice, già ce l’hanno di costa. Ma voi recuperatelo. Stefano Catucci ha scritto un libro bellissimo e anomalo – un’eccezione nella saggistica italiana dove praticamente non esiste la critica culturale e tra accademia e giornalismo difficilmente si percorre una terza via: […]

L’Etiopia vista dagli occidentali: diario di un viaggio esotico

Questo pezzo è uscito su la Repubblica. (Immagine: Armin Linke.)

Il modo migliore affinché un viaggio non si concluda è raccontarlo. È una tecnica elementare e originaria, individuale e sociale, duttilissima. Raccontare un viaggio significa prolungarlo nel tempo, traslocarlo da uno spazio a un altro: far sì che quanto è stato cammino, lavorio del corpo, attraversamento di meridiani, attenzione precisa o blanda al macro e al micropaesaggio, si converta in un altro codice, per esempio in un serpente di frasi, in un pannello di scatti fotografici.

L’anima vegetale del nostro giardino

Pubblichiamo una recensione di Giorgio Vasta, uscita su «Repubblica», su «Breve storia del giardino» di Gilles Clément (Quodlibet).

C’è una scena di L’enigma di Kaspar Hauser, il film di Herzog del 1974, che può servire da sintesi di Breve storia del giardino, l’ultimo libro di Gilles Clément (appena pubblicato da Quodlibet), nonché, forse, dell’intera opera di un intellettuale – scrittore, agronomo, paesaggista, giardiniere, docente presso l’École Nationale Supérieure du Paysage a Versailles – tra i più lucidi e consapevoli a livello europeo (e non solo).

Mentre la voce fuori campo di Kaspar racconta di avere piantato dei semi di crescione in modo tale che germogliando formino il suo nome, vediamo le immagini di una piccola aiuola circondata da un’ulteriore vegetazione; dalla terra bruna e densa emergono i fili d’erba che compongono la parola kaspar. Qualcuno però, continua la voce fuori campo, è penetrato nel giardino e ha calpestato la parola. Ugualmente, dopo un lungo pianto, Kaspar afferma il desiderio di seminare ancora il suo nome.