Erri De Luca è stato assolto

«Il fatto non sussiste». Il tribunale di Torino ha così assolto Erri De Luca, accusato di istigazione al sabotaggio. La richiesta del pubblico ministero era di otto mesi di reclusione. Nel settembre 2013 lo scrittore aveva rivendicato l’azione di sabotaggio verso la costruzione del TAV in val di Susa, dichiarando all’Huffington Post: «la TAV va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti».

«Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua». Questa è stata la dichiarazione spontanea letta da Erri De Luca all’inizio dell’udienza.

Il processo contro De Luca era iniziato il 28 gennaio 2015. Oggi ripubblichiamo un’intervista rilasciata da De Luca a Gabriele Santoro nei primissimi giorni del dibattimento.

di Gabriele Santoro

«(…) Intanto riesci sempre a farmi sorridere. Il tuo mancato arresto dopo la battuta sui sospetti che stanno nei comitati centrali dimostra un po’ di inefficienza nell’apparato di polizia. È abbastanza normale stare in prigione nei regimi dispotici per reati di pensiero e di opinione. È ben più strano e amaro il carcere per gli stessi reati sotto le belle luci della ribalta democratica», scrisse qualche anno fa Erri De Luca all’amico fraterno, poeta bosniaco Izet Sarajlić.

L’Arcipelago delle Zone Interdette

Questo pezzo è apparso su Artribune come quarta puntata di una serie di articoli dal titolo “Nuovi paesaggi urbani”. (Immagine: Giuseppe Stampone, Saluti da L’Aquila, 2010.)

L’Italia è punteggiata da Zone Interdette, Zone Rosse, Zone Proibite: oltre a L’Aquila, Taranto e l’Ilva, il cantiere TAV in Val di Susa, Lampedusa e i numerosissimi CIE sparsi per la Penisola.

Queste Zone, che disegnano un arcipelago, sono al tempo stesso la struttura del presente distopico italiano, e le microrealizzazioni in questo presente di uno dei futuri del nostro Paese e dell’Occidente. All’interno di questi spazi, un futuro precipita nel presente. L’Arcipelago delle Zone Interdette vive sovrapposto a quello delle microutopie, anch’esse concentrate nello spazio e nel tempo: i molti luoghi italiani in cui la cultura agisce per la trasformazione e non per la rimozione dei traumi, in cui la cultura ha avviato quei processi di ricostruzione dell’identità individuale e collettiva di cui abbiamo bisogno. Questi due esperimenti di futuro per il momento convivono: coesistono.

Il mondo è una valle di lacrime anche per quelli che sperano in esso

Il desiderio di fare le cose per bene,
pare che basti questo. Carte alla mano,
in discussione non è il se ma è il come,
oppure ormai non si torna più indietro.
Ma sono passati già tre giorni, quattro,
e io sono come tutti gli altri:
continuo a dimenticarmi di tutto
anche di andare a trovare Abbà padre in ospedale.