Seminario sui luoghi comuni

32. Impicci

Frédéric ha un credito di 15mila franchi con Arnoux, il marito della donna che ama: gli ha prestato quei soldi perché ha percepito, da un semplice biglietto dello stesso Arnoux, che la richiesta urgente di denaro – denaro che si deve l’indomani a un notaio – è formulata sia da Arnoux che dalla moglie. Arnoux è un uomo fatto, si gode sua moglie e le amanti e le puttane e non si fa problemi a ritardare la restituzione dei soldi a Frédéric, che invece è incapace di godersi le amanti ed è innamorato in stile medievale della moglie di Arnoux. In più, aveva promesso all’amico Deslauriers di investire il denaro nel suo giornale politico. Arnoux rivela di non poter ancora portare il denaro, e Deslauriers, avvisato da Frédéric che ci sono dei problemi, si arrabbia perché non avrà il denaro per il giornale. Frédéric è preso fra tre persone: l’amata, il marito di lei, l’amico e cerca di districarsi fra questi impicci, i progetti giornalistici dell’amico, l’amore cortese nella sua versione più paranoica e astratta, gli ulteriori impicci di un traffichino come Arnoux, che vive alla grande ma ha guai economici.

Queste pagine, estratte da un brano molto più lungo e tutto intrecciato di difficoltà e bugie, contengono tre tesori preziosi di composizione.
1) La prima parte è una splendida fisica degli spostamenti in cui si usano tutti i termini più efficaci per rendere l’agitazione intorno al denaro: settimana, quindicimila franchi, “rimandare la cosa” di qualche giorno, uscire a notte fonda trafelati, cercare il denaro, attese di “quarantatré minuti”, elenchi di strade, i passaggi coperti di Parigi (con l’interruzione di Arnoux per guardare le sartine attraverso le vetrine delle botteghe di moda), e poi conversazioni di frasi brevi, “Di’ la verità: li hai o no?”, “Ebbene, no, li ho persi”, e la bugia, Frédéric che dice di averli persi al gioco perché non può dire di averli prestati ad Arnoux per impressionarne la moglie. E infine, al culmine di questa parte, due cose: Deslauriers ha avvicinato Frédéric mentre Arnoux è in un negozio di tabacchi, poi Arnoux esce e chiede “chi fosse quel giovanotto”. “Niente, un amico”. E invita il ragazzo a trovare sua moglie, e a questo punto…
2) Il ritratto del giovane romantico intento a odiare l’adulto spiccio che le ha tutte vinte: Arnoux, che alcune pagine prima ha perfino chiesto a Frédéric di dare a intendere alla signora Arnoux che una certa donna sia la sua amante, sua di Frédéric, per stornare i sospetti da lui, il marito fedifrago, qui vuole la botte piena e la moglie ubriaca e si mette senza ritegno a lodare le qualità della moglie: per la quale Frédéric ha appena tradito l’amico Deslauriers negandogli i soldi promessi, quindi il ragazzo è furioso, e se ne va di casa Arnoux di punto in bianco, rudemente.
3) A questo punto abbiamo quattro paragrafi che sono altrettante scenette con le reazioni di Frédéric, Deslauriers, Arnoux e di nuovo Frédéric. Scenette perfette in particolare per l’arte con cui sono giustapposte e dividono quasi a fumetto personaggi che nelle pagine precedenti sono stati mescolati furiosamente. C’è dunque prima uno sfogo di Frédéric (mentre scende la via Breda come una pietra che rotola) su come Arnoux riesca sempre a ottenere ciò che vuole, sensazione resa ancora più scomoda dal pensiero di aver tradito Deslauriers a causa di Anroux. Deslauriers, nel paragrafo successivo, scende la via dei Martyrs anche lui arrabbiatissimo per il danno subito, tanto arrabbiato da godere all’idea di poter almeno rompere con l’irresoluto amico: su tutto, un lenitivo odio di classe che diventa in un attimo programma politico. Nel terzo paragrafo, la saggezza sorda degli adulti: “Arnoux frattanto comodamente seduto in una poltrona vicino al fuoco, sorbiva la sua tazza di tè, tenendo la Marescialla sulle ginocchia”. Tutto qui: Arnoux con l’amante, alla faccia delle speculazioni e degli astratti furori dei due giovani: e per l’appunto, nel quarto paragrafo abbiamo di nuovo Frédéric, che per sfogarsi comincia a scrivere una Storia del Rinascimento. Idea flaubertiana geniale per raccontare che mezzi usano, a cosa ricorrono i giovani pieni di aneliti e desideri. E così, per lo sforzo di capire Machiavelli e gli umanisti, in qualche modo Frédéric si calma, dimenticando la propria personalità, come se la personalità fosse una malattia da cui guarire pensando ad altro.
Il confronto fra i paragrafi eccessivi dedicati ai due giovani e quello semplice, sicuro, furbo, tutto amor proprio di Arnoux con la Marescialla è un capolavoro di contrappunto.

Da L’educazione sentimentale
di Gustave Flaubert

Passata la settimana, Frédéric domandò timidamente ad Arnoux i suoi quindicimila franchi. Arnoux rimandò la cosa di un giorno, poi di due giorni. Frédéric si arrischiava a uscire soltanto a notte fonda, per il timore di essere sorpreso da Deslauriers. Una sera qualcuno lo urtò all’angolo della Madeleine. Era lui.
– Vado a cercarli, – disse.
Deslauriers lo accompagnò fino alla portadi una casa nel faubourg Poissonière.
– Aspettami.
Lui aspettò. Finalmente dopo quarantratré minuti, Frédéric uscì con Arnoux e gli fece segno di pazientare ancora un poco. Risalirono a braccetto la via Hauteville, poi presero per la via Chabrol.
La notte era scura, con raffiche di vento tiepido. Arnoux camminava piano, parlando delle Gallerie del Commercio, un seguito di passaggi coperti che dovevano portare dal boulevard Saint-Denis allo Châtelet: speculazione meravigliosa alla quale aveva una gran voglia di partecipare. Di tanto in tanto si fermava per vedere dietro i vetri delle botteghe di moda le facce delle sartine, poi riprendeva il discorso.
Frédéric sentiva i passi di Deslauriers dietro a lui come dei rimproveri, come colpi che battessero sulla sua coscienza. Ma non osava fare la sua richiesta per un falso pudore e nel timore che fosse inutile. L’altro si avvicinava, si decise. Arnoux, in tono molto disinvolto, disse che non aveva potuto riscuotere, non era in grado di restituirgli i quindicimila franchi.
– Non ne avete mica bisogno, suppongo?
In quel momento Deslauriers si accostò a Frédéric e lo tirò in disparte:
– Di’ la verità: li hai o no?
– Ebbene, no, – disse Frédéric, – li ho persi.
– E come?
– Al gioco!
Deslauriers non rispose nemmeno una parola. Fece un inchino e se ne andò. Arnoux aveva approfittato dell’occasione per accendersi un sigaro in una tabaccheria. Tornando, domandò chi fosse quel giovanotto.
– Niente, un amico.
Poi, tre minuti dopo, davanti alla porta di Rosanette, Arnoux disse:
– Salite, su! Sarà contenta di vedervi. Che orso siete diventato!
La luce di un fanale lo illuminava in faccia: col sigaro fra i denti bianchi e la sua aria felice, aveva qualcosa di offensivo.
– A proposito, il mio notaio è stato stamattina dal vostro, per l’iscrizione di quell’ipoteca. È stata mia moglie a ricordarmelo.
– Una donna piena di buon senso, – risposte meccanicamente Frédéric.
– Lo credo bene!
E Arnoux ricominciò a fare il suo elogio. Non aveva l’uguale per lo spirito, il cuore, la parsimonia; a bassa voce aggiunse, sgranando gli occhi:
– E che corpo, che donna!
– Arrivederci, – disse Frédéric.
Arnoux fece un gesto:
– To’, e come mai?
E con la mano tesa verso di lui, lo esaminava, sconcertato dalla collera che gli vedeva in viso.
Frédéric ripeté seccamente:
– Arrivederci!
Scese la via Bréda come una pietra che rotola, furibondo contro Arnoux, giurando a se stesso di non rivederlo, e nemmeno lei, addolorato, desolato. Invece della rottura tra loro che lui si aspettava, ecco che l’altro invece si metteva ad amarla, e totalmente, dalla punta dei capelli fino in fondo all’anima. La volgarità di quell’uomo esasperava Frédéric. E doveva possedere tutto, quello! Lo ritrovava davanti alla porta della puttana e la mortificazione di una rottura si univa alla rabbia della sua impotenza. Inoltre la correttezza di Arnoux che gli offriva della garanzie per il suo denaro lo umiliava: avrebbe voluto strozzarlo; e sopra il dolore gli incombeva, nella sua coscienza, come una nebbia, il rimorso della sua vigliaccheria verso l’amico. Le lacrime represse lo soffocavano. Deslauriers correva giù per la via dei Martyrs bestemmiando ad alta voce per il risentimento; perché il suo progetto, come un obelisco abattuto, gli appariva adesso di una altezza straordinaria. Si considerava derubato, come se avesse subito un danno enorme. La sua amicizia per Frédéric era morta, e lui ne provava gioia: era una compensazione! Si sentì pieno di odio contro i ricchi. Incominciò a propendere per le opinioni di Sénécal e si ripromise di appoggiarle.
Arnoux frattanto comodamente seduto in una poltrona vicino al fuoco, sorbiva la sua tazza di tè, tenendo la Marescialla sulle ginocchia. Frédéric non ritornò da loro; per distrarsi dalla sua disgraziata passione, scelse il primo argomento che gli si presentò, e decise di comporre una Storia del Rinascimento. Ammucchiò alla rinfusa sul suo tavolo gli umanisti, i filosofi e i poeti; andava al Gabinetto delle Stampe a vedere le incisioni di Marcantonio; si sforzava di capire Machiavelli. A poco a poco la serenità del lavoro lo calmò. Immedesimandosi nella personalità degli altri, dimenticò la propria, che è la sola maniera, forse, di non soffrirne.

Leggi le precedenti puntate del seminario sui luoghi comuni:

31. Movimento
30. Il vile denaro
29. Il diavolo, la fabbrica, le riforme, il bene
28. Le particelle elementari
27. Ritratto di signora
26. L’avvocato del diavolo
25. Ai confini della realtà
24. Ma è pazza?
23. La città vestita a vesta
22. Domenica
21. Boccaccesco
20. Understatement
19. Fordismo
18. Coprimi di soldi
17. Un uomo serio
16. La matrice
15. But I Digress
14. Amore e morte
13. Come sfruttare orribilmente tua sorella e uscirne sconfitto
12. Se la montagna non va a Maometto
11. La livella
10. Prima che il gallo canti mi avrai frainteso tre volte
9. La realtà nonostante l’autore
8. Scene di lotta di classe
7. Pettegolezzi
6. Culto della personalità
5. Il giovane moralista
4. Le leggi della fisica
3. Idiosincrasie di un protagonista
2. Compassione per la comparsa
1. Il viale per lo struscio

Commenti
Un commento a “Seminario sui luoghi comuni”
  1. cabelos ha detto:

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