L’onda della narrazione: raccontare il mare

Questo pezzo è uscito su Pagina 99.

“Se noi abbiamo bisogno del mare, il mare non ha bisogno di noi: può fare tranquillamente a meno dell’uomo”. Scriveva così lo storico francese Jules Michelet nel suo famoso saggio Il mare. Era il 1861. Da allora l’uomo non ha fatto che sfruttare, deturpare, insozzare quel mare così prezioso. All’epoca di Michelet non si conosceva il concetto di biodiversità, ma era già chiaro che l’uomo stava sbagliando qualcosa. Poi è venuto Jacques Cousteau, oceanografo e ecologista ante litteram, che disse: “Non è l’uomo che deve battersi contro una natura ostile, ma è la natura indifesa che da generazioni è vittima dell’umanità”.

Facebook e l’ideologia positiva dei social network

Questo pezzo è uscito su la Repubblica.
Nel finale di The Social Network – il film di David Fincher del 2010 che racconta la genesi di Facebook – un giovane Mark Zuckerberg (interpretato da Jesse Eisenberg), risolta la disputa relativa alla proprietà della sua creatura si ritrova seduto da solo nella sala riunioni di un ufficio legale. Accende il portatile, si collega a quella che è ancora una versione embrionale di ciò che oggi raduna nel suo ventre oltre un miliardo di utenti, seleziona il nome di Erica (la ex fidanzata che nella prima scena del film lo ha mollato) e le chiede l’amicizia. L’espressione neutra, una mano che per un attimo si allunga a cliccare refresh, Zuckerberg-Eisenberg rende chiaro che Facebook è (anche) un nido di fantasmi; un luogo in cui le relazioni sociali si riconfigurano in termini del tutto inediti

Tommaso Besozzi e il giornalismo che non c’è più

Questo pezzo è uscito su Pagina 99.

In un’epoca in cui i giornali sono in crisi e, per molti di essi, si affaccia lo spettro della chiusura, non è forse inutile volgere lo sguardo ai grandi esempi del passato, in particolare a quel giornalismo che negli anni quaranta e cinquanta, sui settimanali ancora di più che sui quotidiani, seppe raccontare un paese che usciva dalla dittatura e dalla guerra, innovando le sue forme e anticipando per certi versi lo stesso boom economico. Nel recentissimo meridiano Scrittori italiani di viaggio, a cura di Luca Clerici, sono raccolti molti di questi esempi e degli autori che hanno dato loro vita. Uno in particolare, tra gli autori antologizzati, merita di essere ricordato: Tommaso Besozzi, firma dell’“Europeo” fuori dagli schemi, scomparso esattamente cinquant’anni fa, nel 1964, e oggi pressoché dimenticato.

Ceronetti e Quinzio, anticonformisti divisi dalla fede

Questo articolo è uscito su Europa.

Nel dicembre 1968, Guido Ceronetti, dopo aver terminato la lettura di Cristianesimo dell’inizio e della fine di Sergio Quinizio, uscito quell’anno da Adelphi, scrive un’intensa lettera all’autore, esordendo così: «ho finalmente letto tutto il libro […]. L’ho riempito di sottolineature e ho seguito il filo con totale interesse. Con moltissime analisi concordo […]. La differenza resta nel fondo: nel non sentirmi cristiano». La distanza, anzi l’abisso, che separava il non-cristiano Ceronetti dal suo corrispondente non impedì la nascita di una profonda e duratura amicizia (venne interrotta soltanto dalla morte di Quinzio, avvenuta nel 1996), documentata da un folto, interessantissimo carteggio, pubblicato da Adelphi sotto il titolo Un tentativo di colmare l’abisso. Lettere 1968 – 1996 (prefazione di G. Ceronetti, a cura di G. Marinangeli, pp. 444, euro 34).

Il futuro del Valle

Pubblichiamo un intervento di Tomaso Montanari apparso sul Fatto quotidiano.
Se la storia del Teatro Valle occupato sia finita bene o male, saranno i prossimi mesi a dirlo. Lo si vedrà dalla convenzione, che si scriverà dal due settembre, tra Teatro di Roma e Fondazione del Teatro Valle Bene Comune; e dal calendario dei lavori che la Soprintendenza potrebbe dovervi effettuare. Dalla prima si capirà se e quanto l’esperienza di questi tre anni sarà messa a frutto. Dal secondo si capirà, più concretamente, se l’amministrazione comunale di Roma e il Ministero per i beni culturali sono in buona fede, o se invece pensano di cancellare financo la memoria del Valle Occupato, chiudendo il teatro a doppia mandata e buttando la chiave fino a nuovo ordine.

I migliori pezzi degli ultimi anni… Manconi contro Travaglio

Per ingannare l’estate in città (coloro che ci son rimasti), la redazione di minima&moralia fa un gioco. Quali sono gli articoli più belli e divertenti scritti negli ultimi anni sulle pagine spesso così aride e prive di slanci non ridotti a semplici strillini dei giornali italiani? Allora è partito un giro di telefonate tra autori, amici, e altre creature senzienti informate sui fatti. Il primo pezzo che è venuto fuori (ben tre volte nel campione fortissimamente rappresentativo di 19 telefonate) è questo di Luigi Manconi su Marco Travaglio uscito sul “Foglio” nell’aprile del 2013. Poi Travaglio rispose sul “Fatto” eccetera. Due redattori di m&m a cui Travaglio piace temevamo si arrabbiassero e invece no. Speriamo di avere tempo e forza per continuare col giochino. Buon agosto.

di Luigi Manconi

“E’ così virtuoso che per lui la vita stessa è un vizio” (Georg Büchner)



Palesemente, a Marco Travaglio je rode. Quando mi capita di scrivere di lui, qualche amico caro eccepisce: quello non ti si fila nemmeno. Anch’io pensavo così, all’inizio, ma ho dovuto ricredermi: quello mi si fila, eccome se mi si fila, e replica rintuzza respinge recrimina. Come un forsennato. E la sola spiegazione è quella appena detta: je rode proprio. Aiutato da acribiosi esegeti, sono arrivato a concludere che quanto segue è ciò che Travaglio proprio proprio non sopporta.

Orli, fessure e fondali: la poesia di Mariangela Gualtieri

Fare poesia è un’azione di frontiera.

Fare poesia vuol dire scovare un pertugio fra la verità e l’immaginazione, sceglierlo, farlo proprio e star lì, senza fretta, a osservare.

Quando si parla di poesia si ha sempre a che fare con il concetto di limite, come se ci si affacciasse da un versante e poi da quello opposto, senza mai designare una direzione definitiva verso la quale volgere lo sguardo, senza mai capire il fuoco su cui concentrare tutta la forza.

Italiano! Dico proprio a te! Smetti di odiarti per un quarto d’ora e leggi questo (da “Enciclopedia capricciosa di tutto e di niente” di Charles Dantzig)

Come vedono gli scrittori e gli intellettuali degli altri paesi noi italiani?

Oggi vorremmo invitarvi a prendere confidenza con un gioiellino sconosciuto ai più. Si tratta dell’Enciclopedia capricciosa di tutto e di niente dello scrittore francese Charles Dantzig, pubblicata in Italia da Archinto.

Si tratta di un libro scherzosamente organizzato come un’enciclopedia, con una serie di liste (sull’arte, sul sesso, sugli insulti, sui gesti, sulle città…) per provare a organizzare con un pizzico di ironia e molta classe il caos che ci circonda. In un’epoca di rancori incrociati, insoddisfazione cronica e odio di sé riversato con monotona puntualità sul prossimo perché l’odio per se stessi medesimo cuocia ancora più a puntino, potrebbe riverlarsi un toccasana.

Vi invitiamo ad acquistarlo e leggerlo: qui.

E magari, per invogliarvi a farlo, ve ne presentiamo un piccolissimo estratto. Magari dalla lista dedicata ai popoli (i francesi, gli inglesi, gli americani, i polacchi, gli irlandesi…), e magari pescando anche dalla parte che riguarda noi italiani. Chissà, l’odio di sé potrebbe ricevere una sconfitta temporanea. Buona lettura. E ricordatevi che il lbro tutto merita!

di Charles Dantzig (da L’enciclopedia capricciosa di tutto e di niente)

I FRANCESI

I francesi sono ragionatori. Ne deducono che gli altri li considerano intelligenti. Con “ragionatori” dovete intendere il più delle volte che vogliono avere ragione. Da qui, tutti quei commessi che nei negozi vi rispondono “sì, ma”, o addirittura, “è un problema suo”, e non cedono mai, accecati dall’orgoglio e dalla stupidità.

Léaud 70

di Giacomo Giossi

Jean-Pierre Léaud non è il Sessantotto, non è il maggio, Jean-Pierre Léaud non è nemmeno Antoine Doinel. La prima cosa da fare celebrando i suoi 70 anni – in occasione del Festival del film di Locarno (dal 6 al 16 agosto) che gli consegnerà il Pardo alla carriera – è provare a liberare Léaud da tutte le etichette appiccicategli negli anni da critici e spettatori pigri.

Nato di maggio, Léaud ha interpretato appieno il ruolo di attore, o meglio di intellettuale come ci tiene spesso a ribadire, e lo ha fatto tramutando la propria nevrosi, il proprio disagio in gesto politico e artistico, senza mai slegarli, ribadendo il senso di una coscienza civile pulsante che non può privarsi della necessità di una presenza sentimentale, emotiva.

Il conte Leinsdorf

Insieme a Flaubert, Robert Musil è il moderno cantore della stupidità umana. Che alimenta guerra e pace, tirannidi e stati democratici con equanime spirito etologico. Basta leggere questo brano da “L’uomo senza qualità” e ricondurre il succo del discorso a ciò che accade nelle piazze, sui giornali, in Rete, sugli scranni e tra i tanti vicoletti del condominio Italia. Il quale non è così diverso da Cacania né Cacania dallo scemo del villaggio globale che si agita in ognuno di noi. Naturalmente in Musil trovate molto altro. Ben altri segreti nasconde (man mano che si voglia avanzare nella lettura) “L’uomo senza qualità”. E’ più che un libro iniziatico. Ma intanto – senza arrivare al cuore segreto degli ultimi capitoli – questo estratto del capitolo 38 (nella traduzione di Anita Rho) rende l’idea di certi comportamenti che conosciamo per averli, almeno qualche volta nella vita, sentiti addosso alle nostre non pur del tutto stupide persone.

da L’uomo senza qualità

di Robert Musil

Il conte Leinsdorf aveva mandato in ogni direzione quegli inviti che dovevano “sollecitare il pensiero”, ma forse non avrebbe avuto così buon successo se un autorevole pubblicista che aveva fiutato qualcosa nell’aria non si fosse affrettato a stampare sul suo giornale due grandi articoli in cui esponeva come proprio suggerimento quell’iniziativa di cui sospettava la formazione. Non sapeva gran che, come l’avrebbe saputo? – ma nessuno se ne accorse, anzi, fu proprio quell’ignoranza che gli ispirò parole d’effetto irresistibile.

Col cavolo che Orwell aveva torto! Il “New York Times” sbugiarda Amazon

A quanto pare la citazione orwelliana con cui Amazon si è fatta scudo nella controversia con Hachette era sbagliata. O meglio: totalmente fuori contesto. Lo rivela il “New York Times” in questo pezzo.

di David Streitfeld

Forse Amazon è davvero scossa dal fenomeno di Authors United, catalizzatosi intorno allo scrittore Douglas Preston. Gli autori stanno chiedendo ai loro lettori di tempestare di mail Jeff Bezos, amministratore delegato di Amazon, per fargli smettere di “prendere libri in ostaggio” in occasione della controversia con Hachette.

Venerdì scorso, Amazon si è presentata sotto la sigla di Readers United, scrivendo una lettere dove si incoraggiano gli acquirenti di e-book a tempestare di mail l’amministratore delegato di Hachette, il cui indirizzo è stato prontamente fornito.

Figurine mondiali, seconda parte

Di recente Luca Ricci ha curato per Radio 3 un ciclo di puntate intitolato Figurine mondiali, affidando a dieci scrittori italiani il compito di ridefinire alcune parole basilari del calcio. Pubblichiamo la seconda parte di questo Sillabario e, come contenuto extra, un racconto di Antonella Lattanzi; qui la prima parte. 

Gaia Manzini
Tifo

Nella mia vita, la parola tifo ha sempre avuto un significato ambiguo.

La prima persona a cui ho sentito parlare di tifo è stata mia nonna Valdina.

Camminavamo per il Parco Sempione un pomeriggio d’estate; io avevo cinque anni. Non appena vidi una fontanella, mi ci avventai liberando la mia mano dalla sua.

George Orwell aveva torto – La risposta di Amazon

Questa è la risposta di Amazon alla lettera pubblicata stamattina sul “New York Times”. Ai lettori di minima&moralia il compito (se lo volete) di discutere su una controversia che offre più di un motivo di riflessione sul destino del mondo dei libri nel futuro prossimo.

Ecco la lettera di Amazon

Cari lettori,

appena prima della seconda guerra mondiale, ci fu un’invenzione radicale che scosse le fondamenta del mondo editoriale. Si tratta del libro tascabile. Questo accadde in un periodo in cui i biglietti per il cinema costavano 10 o 20 centesimi, e i libri costavano $ 2,50. Il nuovo libro in brossura costava 25 centesimi – dieci volte più conveniente. I lettori adottarono subito il libro in brossura e milioni di copie furono vendute nel solo primo anno della sua commercializzazione.

Mille scrittori contro Amazon – ecco la lettera aperta pubblicata stamattina sul “New York Times”

Tutto è iniziato quando Douglas Preston, scrittore americano e autore di thriller di successo, si è ritrovato schiacciato dalla guerra tra Amazon e Hachette, la sua casa editrice. Motivo del contendere: le condizioni di vendita degli e-book, sulle quali Hachette e Amazon non erano d’accordo. Questo ha portato Amazon a scoraggiare i propri lettori dall’acquistare libri Hachette, con la conseguenza che le vendite dei libri di Douglas Preston sono crollate.

A questo punto Douglas Preston ha scritto una lettera aperta ai suoi lettori, esortandoli a contattare Jeff Bezos per chiedergli di smettere di usare gli scrittori come ostaggi o cavie o capri sacrificali delle sue trattative.