Ius soli, i nuovi italiani nascono a scuola e i bocciati non vanno esclusi

Questo pezzo è uscito sul Corriere.it

Al di là di ogni opinione culturale e politica, per gli insegnanti italiani il passaggio alla Camera della legge riguardante la regolamentazione del diritto di cittadinanza per i minori nati o residenti nel nostro Paese è un buon passo in avanti, che si attendeva da anni. Il motivo è presto detto. Chi frequenta quotidianamente le aule delle nostre scuole, in particolare della primaria e secondaria di primo grado, vive infatti sulla propria pelle la situazione reale della maggior parte di esse: molte accolgono allievi e allieve nati in Italia o arrivati da qualche tempo; ma la loro condizione continua ad essere, in base alle norme stabilite dallo ius sanguinis attualmente vigente, quella di soggetti non meglio identificati, di studenti sospesi in un limbo determinato (almeno sino alla maggiore età) dal luogo di nascita dei propri genitori, con tutte le conseguenze del caso in termini non soltanto di riconoscimento dei propri diritti, ma anche dei loro doveri di cittadini nel prossimo futuro.