La terza via dei musulmani di Brescia

Brescia. Le tre sorelle arrivano a braccetto. Una piccola legione compatta e sorridente. L’appuntamento è davanti all’entrata dell’università, ora di punta. Sms: «Come vi riconosco?». Messaggino di risposta: «Portiamo il velo». In verità solo Asmaa e Hasna Bouchnafa, gemelle ventiquattrenni e studentesse di ingegneria, lo indossano. Dounia, appena maggiorenne, ha lunghi e vaporosi capelli castani. Ci sediamo in un’aula deserta. Chiacchieriamo un bel po’ prima di arrivare al punto: «È cambiato qualcosa al tempo dell’attentato al Bardo, le decapitazioni in streaming e i morti a Parigi?». Quel giorno un collega di Hasna, che per mantenersi agli studi fa turni di otto ore in una fabbrica di componentistica per auto, è andato da lei a brutto muso: «Voi avete ammazzato sei persone!». La ragazza non se l’aspettava. Ha balbettato qualcosa, si è addirittura scusata prima di riaversi e dire che no, le dispiaceva moltissimo per le vittime, ma lei non aveva ammazzato proprio nessuno. Intanto in classe di Dounia, che frequenta un istituto professionale per la finanza, una solerte prof aveva fatto irruzione in classe per chiedere a tutti di pronunciare l’ultima versione del giuramento di fedeltà all’occidente: «Ma io non l’ho fatto. Condanno gli assassini, ma non sono Charlie. Per il semplice fatto che quella rivista mi ha offesa, in quanto musulmana. E ho il diritto di poterlo dire». Né con l’Is, né con gli spernacchiatori del Profeta. Questa, provando a riassumere conversazioni con persone diversissime tra loro che solo l’elementare retorica leghista mette in caricatura come un pericoloso monolite, è la terza via bresciana. Doppiamente interessante perché è espressione di un posto dove gli immigrati sono molti, quasi tre volte la media nazionale (il 22 per cento dei residenti), e molto integrati, perché questi lombardi ruvidi ma pragmatici tendono a misurare gli uomini con il metro laicissimo della voeuja de laurà. Almeno fino a oggi.
A complicare il quadro, giorni dopo la mia visita la polizia ha arrestato ed espulso Ahmed Riaz, un trentenne pakistano con frequentazioni jihadiste su internet. E una settimana dopo la procura locale ha smantellato una cellula terrorista composta da due albanesi e un piemontese.