“Sesso più, Sesso meno”, o degli amori disillusi

di Marco Carratta

L’ultimo romanzo di Mario Fillioley, Sesso più, Sesso meno, uscito da poco per la casa editrice 66thandsecond racconta l’intreccio di relazioni irregolari e complesse che i suoi protagonisti vivono.  In ventiquattro capitoli-monologhi, Peppe, Arianna, Sergio, Brigida e il suo ex marito, Cristina, Luca, Enzo e Dolores alternano le loro voci e raccontano come vivono e cosa pensano dei rapporti sentimentali che li legano. Peppe, il più cervellotico di tutti, è il protagonista principale del romanzo insieme ad Arianna. Da lui impariamo la teoria che dà il titolo al libro, quella del sesso più, sesso unito al coinvolgimento emotivo, e del sesso meno, ovvero del sesso depotenziato dall’assenza di intimità sentimentale. Del secondo sono piene la maggior parte delle relazioni di questo romanzo. Ad unire i personaggi, infatti, è il modo marcatamente disilluso con cui affrontano il rapporto con i rispettivi partner: nessuno combatte convintamente, nessuno prova a migliorare veramente le condizioni dei propri legami, nessuno sembra aspettarsi che abbiano un futuro. In ogni capitolo è uno dei personaggi a parlare, dando la possibilità al lettore di conoscere le relazioni che si sviluppano tra loro da diversi punti di vista, cogliendo differenti aspettative, rimorsi e paure, tutte legate al rapporto con l’altro sesso. Infatti più che il sesso, il vero protagonista di questo libro è il modo in cui i personaggi interpretano e vivono le loro esistenze in relazione con gli altri.

Arianna, Peppe e Sergio insegnano nella stessa scuola; Brigida, Luca ed Enzo lavorano nella medesima pizzeria, molti di loro hanno alle spalle esperienze sentimentali che li hanno segnati, a cui continuano a pensare e che continuano ad usare come metro di paragone per analizzare la loro attuale situazione affettiva. Uso analizzare perché se una cosa non manca ai protagonisti è la tendenza a ragionare con frenesia e maniacalità sugli aspetti anche più marginali delle loro relazioni, una caratteristica ben rappresentata dalla scelta dell’autore di usare dei monologhi pieni di teorie raffazzonate, considerazioni estreme e atteggiamenti maldestri. Con questo espediente intelligente Fillioley dà ai suoi personaggi la possibilità, negata dalla loro vita relazionare, di raccontare la propria nuda intimità, ciò che realmente sono ciò che li attrae e ciò che fa loro ribrezzo; e permette di superare, seppur nel segreto della loro testa, i limiti del concesso.

L’incomunicabilità e la volontà di non dare implicazioni sentimentali sono i presupposti a tutte le relazioni che si sviluppano tra i protagonisti.

Quando veniamo qui – dice Arianna- metto gli auricolari e fingo di addormentarmi al sole: parla, e io per un po’ tengo la musica bassa. Quando però mi accorgo di avere molta voglia di saperne di più su di lui, su chi è, quali persone lo circondano, come vive, allora alzo il volume della musica e chiudo più forte gli occhi: è una curiosità che porta solo guai.

Arianna considera una perversione pericolosa “interessarsi alle persone, quando sai che poi non le vorrai vicino a lungo, quando sai che ci sarà un momento in cui non le riterrai più adeguate, alla tua altezza”. E infatti la vita di Peppe, cosa pensa, cosa gli piace fare, cosa si aspetta dalla loro relazione la incuriosisce quanto la trama di un film al cinema: “voglio saperlo, ma non voglio che mi riguardi. Quando il film sarà finito, voglio non pensarci più, un film in mezzo agli altri film, una serata al cinema, niente che poi si ripercuota sulla mia vita.”

Peppe lo capisce e accetta questa relazione fatta di solo sesso meno in cui “lei lo ha scelto e lui ha acconsentito”. Preferisce addirittura “rinunciare ai benefici, pur di evitare i costi” di un legame in cui “l’attrazione per il corpo rimpolpa quella per la personalità e quella per la personalità rimpolpa quella per il corpo”, in altre parole una relazione in cui si fa sesso più, molto più piacevole ma molto più pericoloso da maneggiare. E quando decide di parlarle per la prima volta di sé stesso dopo mesi di frequentazione, lo fa iniziando dal racconto del suo matrimonio fallito; ma, da buon letterato quale crede di essere, sfrutta artifizi narrativi per camuffare le sue vere intenzioni:

per superare l’imbarazzo ero ricorso a un paradigma, avevo usato il tu generico, avevo assimilato la mia esperienza a un modello comune, valido per l’intera umanità, cercando di mostrarle com’ero bravo a risalire dal particolare all’universale, una portentosa applicazione del metodo induttivo, condita però da un buona dose di lirismo: che afflato malinconico ci avevo infuso, com’ero stato bravo a mostrarle il mio cuore e la mia testa allo stesso tempo, che piccolo idillio che avevo saputo tratteggiare.

Uno spreco di forze, visto che Arianna indossava i soliti auricolari.

Sergio, collega di Peppe e Arianna nella scuola dove è insegnante di Educazione fisica, almeno nella sua testa, è convito di aver spinto l’uno tra le braccia dell’altra. Lo è nella speranza, probabilmente malriposta, che una relazione tra loro due l’avrebbe fatta soffrire, e così avrebbe avuto l’occasione di gustare la vendetta tanto covata per la fine della relazione avuta anni prima con la stessa, naufragata anche a causa della sua sicurezza: era certo che Arianna non vedesse l’ora di sposarlo. Luca vede in Brigida gli stessi segnali di un automatismo riproduttivo tipico delle fattrici che studia per il suo progetto di ricerca (fa il cameriere per arrotondare il misero assegno che gli elargisce l’Università). Brigida, per evitare possibili sviluppi affettivi nelle sue relazioni, continua ad indossare la fede e a dire di essere ancora sposata quando incontra i suoi amanti: “quando si raggiunge un posto lontano centinaia di chilometri, ciascuno con la propria auto per evitare di essere visti insieme, mi piace sentire che vorrei di più e sentire che anche loro vorrebbero di più, e che questo volere di più ci spingerà a vederci ancora, di nascosto, per desiderare che non sia più di nascosto …Poi, di colpo, ci si ritroverebbe a dover dar conto di tutto, a dover decidere tutto in due, a doversi organizzare la vita sulla base di doppie esigenze, doppie aspettative, doppie aspirazioni alla felicità. Invece no, Sono sposata, dico a tutti, e in effetti fino a qualche anno fa lo ero, e così sia io che i miei amanti siamo costretti a stare al nostro posto.”

In estrema sintesi si potrebbe dire che tutti si negano, in maniera diversa, la possibilità di condividere con la donna o con l’uomo che frequentano una soddisfazione piacevole e armonica che non sia soltanto fisica. Non si sa se è paura, non è certo che sia la consapevolezza di un’età che non permetterebbe più relazioni impegnative. Ognuno di loro comunque appare insoddisfatto dalla sua vita sentimentale, tutti sembrano convinti di ciò che vogliono, tutti credono di essere più furbi degli altri, di tenerli sotto scacco, ma nei loro ragionamenti privati le certezze non reggono e si percepisce un senso di incompletezza incolmabile tanto dal sesso più, quanto dal sesso meno.

 

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