“Tramontare” e il neorealismo nero di Andrea Gentile
di Marco Malvestio Tramontare è un libro bifido: c’è la prima parte dove la protagonista eponima, Tramontare, è bambina, e la seconda in cui invece è un’anziana; di quello che accade in mezzo, nulla. Proprio per questo lo si potrebbe definire anche un libro bifronte: un libro diviso a metà che potrebbe essere letto come […]
I vivi e i morti: la ripetizione e il frammento
I vivi e i morti ossia né i vivi né i morti, meglio ancora né la fiaba e nemmeno l’epica. Nega subito il nuovo poderoso romanzo di Andrea Gentile, I vivi e i morti (Minimum Fax) e lo fa partendo dalle fondamenta, prendendo subito le distanze da una fisicità e da una carnosità linguistica che […]
Facce di pietra
(La foto in apertura è di Rosamaria Faralli. Le altre foto sono di Giuseppe Russo.)
di Andrea Gentile
Dove si nascondono le cose autentiche?, mi vado chiedendo mentre guido lungo la Statale 85 che da Isernia, Molise, porta a Vairano Patenora.
Possono nascondersi ovunque, possono arrivare da un passato che è un abisso. Eccolo: proprio qui, a Isernia, è stato trovato pochi giorni fa il dente da latte di un bambino di Homo heidelbergensis. È vissuto 600.000 anni fa: è il resto umano più antico mai trovato in Italia. Appartiene agli antenati dell’uomo di Neanderthal.
La mia giornata è dedicata, però a un’altra scoperta, molto più recente. Non arriva da seicentomila anni fa, ma dagli anni Sessanta. Accendo il motore. Sulla Fiat 500 blu degli anni Sessanta, prima automobile acquistata da mio padre e tuttora abile per tragitti brevi, ho installato artigianalmente un’autoradio.
Incubo manoscritti
Questo pezzo è uscito su IL. (Immagine: Giant Wall Book di Anouk Kruithof.)
di Andrea Gentile
Uno propone il suo romanzo fantasy alla Laterza. Un altro propone il suo saggio sulla neuroscienza alla Piemme. È mitologica, temuta dagli editor, fonte di incubi ma anche di effetti esilaranti: è la figura del «manoscrittaro».
È la solita storia: per sentirsi scrittori basta guardare la luna. Guardi la luna; dunque sei profondo; dunque sei uno scrittore.
Poi però, dopo il duro lavoro, bisogna trovare un editore. E qui nasce la nota e irredimibile figura del «manoscrittaro».
Le scritture che traboccano
Questo pezzo è uscito su la Repubblica. (Immagine: Composition IV, Wassily Kandinsky.)
Ci sono scritture che traboccano. La sostanza liquida della lingua non sta più nel suo alveo, raggiunge i bordi e comincia a tracimare. Alla leggenda (o alla storia) dei libri «scritti a tavolino» – e i tavolini più inquietanti non sono quelli che starebbero nascosti nei seminterrati delle grandi case editrici ma quelli conficcati nel cranio di chi scrive – queste scritture reagiscono rompendo ogni argine formale, procedendo per effrazioni della sintassi e smisurando la scelta lessicale. Dando vita, dunque, a vere e proprie visioni.
La loro pubblicazione accade in modo anomalo. Dovrebbe essere un’irruzione sulla scena letteraria, l’equivalente di una piccola abnorme fecondissima catastrofe. Nella realtà dei fatti sbalordisce la quota di silenzio che nella maggior parte dei casi ne accompagna la comparsa (rendendola dunque indistinguibile dalla scomparsa, come se la pubblicazione fosse per questi libri una fase dell’oblio). Scritture simili, rispetto ai boati dei primi posti delle classifiche di vendita, sono suoni sottilissimi, infrasuoni che domandano un ascolto altrettanto sottile e accurato. Nel momento in cui decidiamo di dedicarglielo, ci inoltriamo in una serie di scoperte.
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Stato dell’arte e proposta teorica