Le lezioni di felicità di Ilaria Gaspari

Se entrate in libreria Lezioni di felicità (Einaudi) di Ilaria Gaspari, lo troverete nel settore di Filosofia, però potrebbe star bene anche nella narrativa italiana. Proverò quindi a parlarne come se fosse un romanzo, e dunque mi viene naturale accennare alla “trama”.

La protagonista è stata appena mollata dal fidanzato, soffre per l’improvvisa mancanza e si trova costretta a lasciare la casa dove ha vissuto per dieci anni. Ha una settimana di tempo per raccogliere tutta la sua roba e sloggiare. Nell’ingresso ci sono i cartoni che “aspettano solo di essere riempiti”. Il compito più facile è cominciare a inscatolare gli amati libri, ma prendendoli in mano “il passato si ritrova subito, immediato, come una reliquia”, e ogni volume che toglie dalla libreria è una fase della sua vita che rispunta fuori.

Svuota prima i ripiani centrali, “i più frequentati, quelli dei romanzi”, poi andando più in alto si ritrova davanti agli occhi i libri dell’università e automatico scatta il ricordo delle notti prima degli esami, trascorse a studiare, piene di ansie, paure, scaramanzie, i troppi caffè e, come direbbe Venditti, tra lacrime e preghiere.

Ed è proprio risfogliando i suoi libri di studio che le nasce un’idea: alleviare la sofferenza amorosa con la filosofia e tentare un’impresa titanica, raggiungere la felicità. Così decide di “curarsi” seguendo i dettami delle varie scuole dei filosofi della Grecia antica.

L’esperimento prende avvio dalla scuola pitagorica e la ragazza si scontrerà con i quindici precetti di Pitagora. Regole distanti dalla nostra epoca, appartenenti a un tempo lontanissimo, parliamo del 500 avanti Cristo, e che oggi risultano incomprensibili o poco attuabili. Si possono però interpretare e qui c’è spazio anche per riderci un po’ sopra. Ad esempio “Astieniti dalle fave”, fa pensare all’astensione dal sesso, ma anche dalle flatulenze. “Non spezzare il pane, e, Non addentare una pagnotta intera”, la protagonista le traduce come: non fare briciole. “Quando ti sfili dalle coperte, arrotolale e spiana l’impronta del corpo” la costringe a rifare bene il letto, perfetto come quello di un albergo.

Questi precetti, se non leniscono la sofferenza, inducono quantomeno a un miglioramento pratico: niente più briciole per casa, letto in ordine. Ma la regola che preferisco è: “Non camminare sulle strade maestre”. E vediamo la protagonista andare per “vicoli e viuzze; attraverso parchi e piazze” e finisce per camminare tanto, più di quanto avesse mai fatto prima e la sera si ritrova stanca e con i piedi indolenziti, però scopre che camminare fa bene al cuore e allontana la tristezza.

Seguirà la settimana eleatica con Parmenide che aveva il vizio di dubitare di ogni cosa, e dove lei impara che il tempo non può considerarsi perduto solo perché la freccia scoccata non è andata a bersaglio, e scopre che non deve avere per forza una direzione in avanti, e il tempo sospeso, immobile, anziché un momento inutile può rivelarsi più vero e fruttuoso.

Nella settimana scettica è portata a diffidare delle proprie sensazioni e capisce l’importanza di poter sbagliare, perché “se metti in conto di poter sbagliare, se non ti imponi l’onere di aver ragione a tutti i costi, ti risparmierai gli eccessi di sofferenza” quando sbagli.

Con gli stoici il cui motto è “sopporta e astieniti”, deve accettare l’idea che le cose non possono cambiare e non essere tanto ingenua da credere di avere il potere di influire su eventi che non dipendono da lei, perché Epitteto lo dice chiaramente: “Le cose sono di due maniere; alcune in potere nostro, altre no”.

E poi sarà la volta di Epicuro che esalta l’amicizia: “Di tutti i beni che la saggezza ci porge, il più prezioso è l’amicizia”. E scopriamo che Epicuro è assolutamente lontano da una vita sfrenata, dissoluta e depravata come vorrebbe la tradizione. Al contrario sollecita una vita semplice, dedita alla coltivazione di un orticello, alla compagnia di amici, tenendosi il più lontano possibile da ambizioni e desideri, “potenziali cause di dolori”. Insomma, per raggiungere l’agognata felicità, bisognerebbe vivere senza desideri. E detto così può sembrare un paradosso, ma è il solo modo per non soffrire. “Il saggio epicureo non spreca tempo ed energie a dissiparsi nella speranza di un’impossibile felicità futura, ma sa pensare al passato, e ricordare i piaceri che ha potuto assaporare”. Il noto proverbio “Chi si contenta gode” è più che mai riabilitato.

Le giornate trascorse a sperimentare le varie scuole di filosofia antica si chiudono con la settimana cinica, anche detta canina, e considerata dall’autrice la più divertente e libera. Di sicuro sarà il momento per tirare le somme del suo esperimento e prendere una decisione tesa a cambiare un poco le proprie abitudini, a considerare sé stessa, la vita e le persone con maggiore tranquillità e indulgenza.

Scorrendo la biografia di Ilaria Gaspari scopriamo che è nata e cresciuta a Milano fino all’età di diciotto anni poi, conseguito il diploma al Liceo Classico Parini, è stata in diverse città: a Pisa per studiare filosofia alla Scuola Normale Superiore, successivamente a Parigi, alla Sorbonne, dove ha ottenuto un dottorato di ricerca con una tesi sulle passioni nel ‘600. Attualmente vive a Roma, ma spesso è in viaggio per tenere corsi di scrittura o presentare libri. La sua scrittura si avvicina a quella letteraria e meno al linguaggio un po’ ostico e freddo del filosofo, e il suo libro può essere letto senza problemi anche da chi non mastica filosofia, ma ovviamente quelli che non sono nuovi alla materia potranno apprezzarne maggiormente le sfumature.

Un vademecum da tenere sempre a portata di mano, nella borsa o sul comodino, per combattere o allontanare le nostre sofferenze, quelle dell’animo, e magari con la pratica provare a raggiungere un pizzico di felicità. Quella che ci esortava a cercare Epicuro nella sua celebre lettera a Meneceo: “Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità”.

Commenti
6 Commenti a “Le lezioni di felicità di Ilaria Gaspari”
  1. Marco Biffani ha detto:

    Gradirei un contatto con Ilaria Gasparri sul concetto di Felicità che ho letto stamane su Il Messaggo.
    Marco Biffani Roma 3299546555
    marcobiffani@gmail.com

  2. Ilaria Gaspari ha detto:

    gentile Marco Biffani, sono Ilaria Gaspari! mi dica pure

  3. Ruben Oviedo ha detto:

    Gentilissima Ilaria Gasparri,
    Dopo averla sentita in YouTube, dove parla dal vivo oppure da casa sua per via della quarantena, ho deciso di comperare i suoi libri. Inizio da Lezioni di felicità. Mi perdoni la domanda che le apparirà sciocchissima essendo lei una filosofa. È la seguente. Lei di che segno è? Io sono appassionato di astrologia. Quindi se lei avesse voglia di dirmi i suoi dati di nascita (ora, giorno, mese, anno e luogo) ne sarei felice. Io amo anche la filosofia complessa e ‘incomprensibile’. Ma trovo che il suo modo di proporla sia importante. Attualmente i filosofi brancolano nel buio. Lei invece riesce a dare qualche indicazione rassicurante. Probabilmente attualmente solo una donna ragionante come lei è in grado di dire qualcosa che sta in piedi. (Gli uomini fanno i duri finché tutto è semplice.)
    La ringrazio.

  4. Enrico Paganelli ha detto:

    Ilaria, questa mattina ( 11/giu/2020 mi è capitato di leggere il suo bellissimo articolo sul ” Messaggero”. Mi sono immediatamente innamorato del suo modo di scrivere perciò mi sono ripromesso di informarmi su di lei. Pensavo che lei fosse una ” intellettuale di mezza età e mi stupivo di non conoscerla. Ora ho scoperto che , invece , lei è molto giovane , che è soprattutto una scrittrice e che ama spaziare fra i più disparati argomenti senza mai nascondere il suo ” imprinting ” filosofico- letterario”. Spero che i commenti degli aforismi dei filosofi riportati qui sopra siano solo della protagonista del suo romanzo e non siano assolutamente condivisi da Ilaria Gasperi. se così non fosse sarei profondamente deluso. Se volesse conoscere quale sarebbe il mio commento me lo chieda pure via email. Una cosa è certa, in ogni caso, diventerò un suo lettore. PS mi piacerà ribaltare le sue idee su Epicuro. Non sarà difficile e sono certo che concorderà con la mia visione. Cordiali ( ma proprio da cor-cordis) saluti, Enrico Paganelli

  5. René Rosenfeld ha detto:

    Gentil Ilaria Gaspari, Trovandomi ricoverato in una clinica riabilitativa a seguito di un importante intervento alle cervicali, un mio caro amico e collega mi ha regalato questo suo testo “Lezioni di felicità” da leggere durante questo tempo sospeso. Ebbene dopo averlo letto ho avuto ila percezione di un testo alquanto scolastico dal quale emerge non tanto l’Io dell’autrice, ma le sue conoscenze filosofiche
    riproposte in maniera asettica. Che pensa, che sente Ilaria Gaspari? Difficile a dirsi, se non che sembrerebbe riprodurre i pensieri dei suoi maestri. Mi piacerebbe credere, considerando le potenzialità che emergono da quanto scrivei, che lei abbia ben altre risorse. Creda in sé stessa ed eventualmente si faccia aiutare da una/o psicoanalista. Mi creda potrà far emergere potenzialità che neppure immagina, e allora se lei già è bella, vous le serez davantage. Mi creda, glielo dico basandomi su. quasi 50 anni di esperienza clinica. Dr. René Rosenfeld

  6. mario nurzia ha detto:

    Questo dott. René da un equivoco consiglio, non richiesto, vagamente offensivo. Nei suoi panni, farei le mie scuse.

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