Non fatevi fregare. La fantascienza possibile di Black Mirror, Dave Eggers e LRNZ

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Questo articolo è contenuto nella pubblicazione Storie (in) Serie, a cura di Carlotta Susca e Antonietta Rubino, consultabile qui.

di Jacopo Cirillo

Fantascienza è tutto ciò che viene pubblicato sotto il nome di fantascienza.

Norman Spinrad

 

Definire esattamente i contorni e le caratteristiche univoche della fantascienza come genere è praticamente impossibile. Il campo di studio è amplissimo, i confini molto liquidi e gli autori diversi, a volte diversissimi tra loro. Iniziamo con quello di cui siamo sicuri, almeno: parliamo di fantascienza quando l’impatto di una scienza o di una tecnologia sulla società e sul singolo individuo determina il motore narrativo del racconto, del romanzo, del film, della serie tv.

Ecco, bene. E poi? Poi basta. Perché può essere ambientata nel futuro ma anche nel presente o nel passato; i personaggi sono umani, alieni, robot, cyborg, mutanti e qualsiasi altra forma di vita che non è ancora stata inventata. Il genere può spaziare dal comico brillante, come la Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams, al drammatico alla Blade Runner, o cervellotico, o preoccupante, o minaccioso o divertente, o disturbante. Insomma, la migliore definizione di fantascienza sembra essere quella di Norman Spinrad, in esergo. Però.

Però di una cosa siamo certi: la fantascienza si muove all’interno dei due estremi di una categoria chiara e definita: la plausibilità. Un certo grado di plausibilità scientifica è sempre presente all’interno della narrazione fantascientifica e, proprio attraverso quello, possiamo tentare di definirne qualche specificità in più. La cosa più interessante, mi pare, è legata alla proiezione nel tempo dell’attualizzazione di questa plausibilità. Detto meglio: tra quanti anni, a partire dal momento in cui lo sto fruendo, le componenti scientifiche e tecnologiche presenti nel racconto potrebbero ragionevolmente essere sviluppabili nel nostro mondo? Solitamente, la plausibilità fantascientifica è abbastanza remota, tendente all’impossibilità: più è ampio il delta tra le possibilità tecnologiche del periodo in cui il libro è stato scritto (o il film girato) e quelle del mondo in cui il libro o il film sono ambientati, più la fascinazione del genere sarà interessante, piacevole, sorprendente, spiazzante.

D’altra parte, però, la plausibilità può essere anche prossima: una fantascienza che racconta di cose che potrebbero ragionevolmente accadere nel giro di dieci o vent’anni. In questo caso, il livello profetico di oppressione e di incombenza sale a mille, perché non sono più racconti catartici, fatti per allontanare il più possibile dal lettore o dallo spettatore lo spettro del disastro futuro ma, piuttosto, diventano dei moniti molto chiari e altrettanto efficaci: tutto questo non potrebbe solamente succedere ma succederà. E tra poco. Ultimamente, mi pare, molte opere si collocano in pieno in questo filone che stiamo impropriamente chiamando plausibilità prossima. Ci può stare, visto che viviamo il periodo più mutevole e con i cambiamenti più veloci e sorprendenti nella storia dell’umanità. Comunque, ne prendiamo tre. Una serie tv, Black Mirror. Una graphic novel, Golem. Un libro, The Circle.

In brevissimo. Black Mirror è una serie tv inglese ideata e prodotta da Charlie Brooker che, fino ad ora, ci ha deliziato con sei puntate da un’ora più lo speciale di Natale con Jon Hamm. Sono puntate stand-alone, ognuna ha la propria storia e i propri personaggi, ma sono tutte accomunate da due aspetti: l’impatto di una nuova tecnologia nella vita delle persone; la negatività di questo impatto. In Black Mirror le nuove tecnologie, spesso naturali sviluppi prossimi delle nostre, peggiorano e, a volte, addirittura distruggono le vite dei protagonisti. Tuttavia, e questo a mio parere è molto chiaro, la serie tv ci dice – così com’è stato per il dibattito attorno a internet qualche tempo fa – che le nuove risorse  sono neutre e dipendono dal modo in cui vengono usate.

Allo stesso tempo, le storture del futuro derivano in maniera così naturale, quasi ineluttabile da quelle del presente, come se lo sviluppo della tecnologia avesse inscritto dentro di sé la propria devianza. Perché la tecnologia, come il capitalismo, opera per autoperpetuazione continua, ha la vocazione all’espandersi come unica possibile azione e unico possibile compimento. Si ride di meno ma sicuramente si pensa di più. Per questo lo spettatore tende a dare la colpa alla tecnologia e non tanto all’uomo, che ne viene chiaramente sopraffatto. Come dire: attenti, la tecnologia è neutra, certo, ma alcune tecnologie sono meno neutre di altre, non fatevi fregare.

Ecco, a proposito di farsi fregare, parliamo di The Circle, il nuovo libro di Dave Eggers. La storia è quella di una mega internet company (secondo me più Amazon che Google) che, di fatto, si è presa tutto il cucuzzaro e adesso, per andare sul web, devi passare da loro. I suoi tre fondatori però hanno idee molto più audaci del semplice dominio del www, vogliono dominare tutto e abolire la privacy, ergo abolire la criminalità e la corruzione, almeno secondo loro.  Tecnologicamente la cosa non è così impensabile, anzi, ci siamo quasi: centinaia di migliaia di mini telecamerine connesse via satellite, con batterie di durata pluriennale, poco costose e inserite in un mega social network in cui chiunque può collegarsi in qualsiasi punto del pianeta e vedere che cosa succede.

Qui l’implausibilità non è certo legata alla tecnologia, quanto alla creduloneria della ggente che davvero si beve l’idea per la quale abolendo la privacy il mondo migliorerebbe. Comunque, tralasciando le critiche personali, questo libro ribatte la stessa cosa di Black Mirror: prese da sole, sono solo simpatiche telecamerine. Usate male, possono rappresentare l’inizio della dittatura globale infinita, o qualcosa del genere. Non è la tecnologia, sono le persone.

Ma le persone possono provare a sconfiggerla, questa tecnologia. Ed ecco i nuovi eroi della fantascienza con plausibilità prossima, quelli di Golem, il graphic novel di LRNZ. Siamo nel 2030, in Italia. Il progresso ha un po’ esagerato e gli italiani vivono in una bolla tecnologica che, provvedendo a tutto, non provvede di fatto più a niente ma, al contrario, costringe. Ragazze piatte che il giorno dopo sono tettone grazie alla chirurgia estetica lampo, pubblicità dappertutto, bancomat che diventano lotterie e tutto il resto. La libertà tanto promessa dallo sviluppo tecnologico diventa una prigione. Ma qui ci sono i ribelli, un ragazzino con poteri nascosti, una ragazzina innamorata, la possibile redenzione dell’umanità e il finalone. Ecco, gli uomini sono tornati eroi e la tecnologia è regredita in un drago da infilzare. Uomo buono, tecnologia cattiva.

La messa in discorso delle nuove tecnologie in un filone fantascientifico che possiamo definire attraverso la sua plausibilità prossima, contrapposta a quella remota classica, piace un sacco ai produttori e agli autori delle serie tv e, in generale, mi sembra che il messaggio che stiano cercando di far passare sia unanime, e molto simile a tutti i cervelloni che ci hanno ammonito sulla pericolosità dello sviluppo incontrollato dell’intelligenza artificiale: la tecnologia è neutra ma inscrive dentro di sé linee di devianza molto marcate e, soprattutto, perfettamente compatibili con gli istinti più distruttivi e bassi dell’essere umano. La colpa, in fondo, non è né della tecnologia, né dell’uomo. L’inghippo, piuttosto, va cercato nella loro relazione.

Commenti
5 Commenti a “Non fatevi fregare. La fantascienza possibile di Black Mirror, Dave Eggers e LRNZ”
  1. SoloUnaTraccia ha detto:

    Che la tecnologia sia neutra è una bestialità che non si può leggere, del genere ‘gli uomini sono tutti uguali’.

    Una pistola, per fare un esempio banale, perciò comprensibile alla maggioranza della popolazione, non è neutra, perchè sbilancia i rapporti di forza (quindi di potere) fra chi ce l’ha e chi non ce l’ha; inoltre è stata ideata per ammazzare con più comodità ed efficacia: l’assassinio risiede direttamente nel suo progetto. Ora, se un attrezzo fabbricato per uccidere meglio possibile è neutro significa che pure l’omicidio è neutro. Bizzarro, non sembra?

    Lo stesso accesso alla tecnologia è sbilanciato appositamente (semplice osservazione a contraddire la boiata della neutralità).

    L’intelligenza artificiale non è neutra: per un tempo tendente a infinito prevede di eliminare l’umano in quanto, tecnicamente, “disturbo” del sistema.

  2. uraz ha detto:

    A me sembra più plausibile che la tecnologia sia neutra piuttosto che il contrario. Per usare l’esempio della pistola, l’arma da fuoco elimina (limita) la componente della forza fisica dal confronto violento, la nonnina può difendersi dal gigante cattivo.

  3. Alberto ha detto:

    Bella serie Black Mirror! Ma dove ne ho già sentito parlare? 🙂

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