L’inutilità disarmante di #ioleggoperché

Il disastro della campagna del Fertility Day ha avuto almeno un risultato: di ribadire – lo scriveva bene Annamaria Testa qualche giorno fa – che la comunicazione non è altra cosa rispetto al contenuto politico.

Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per giudicare il mondo della comunicazione istituzionale in generale, soprattutto quando si spende in campagne costose su temi complessi.
Ecco perché vorrei soffermarmi su un progetto che forse non è un disastro assoluto come il Fertility Day, ma che è altrettanto inutile anche perché non è nemmeno alla sua prima – scusabile – edizione. Sto parlando di Ioleggoperché, la campagna che l’Aie, l’associazione editori italiani, sostiene ogni anno per la promozione della lettura. Lo fa insieme al Centro per il libro e la lettura, il ministero per i beni culturali, all’associazione italiana biblioteche, a Confindustria, e a quasi un centinaio di altri partner importanti.

Basterebbe dare un’occhiata al sito per rendersi conto di quanto questo elefante abbia partorito anche questa volta un topolino: quanto obsoleti, infantili, inefficaci possano essere l’impianto e la concezione del sito, e quanto tutta questa iniziativa sia da anni un’occasione sprecata oltre che uno spreco di soldi.
Disegnini puerili, giochini per scemi, intere sezioni che vorrebbero essere divertenti e non lo sono, testimonial famosi usati come specchietti per le allodole, un giovanilismo ridicolo, foto di stock sfocate, grafica e slogan che fanno cascare le braccia, persino il font del logo è inguardabile…
La pena viene soprattutto perché l’obiettivo di quest’anno è importante: aumentare la disponibilità di libri delle biblioteche scolastiche e aziendali.

Gli anni passati l’iniziativa aveva a cuore soprattutto la vendita di libri, ed era stato un aspetto – giustamente – criticato: nell’edizione 2015 di Ioleggoperché veniva chiesto a chi aderiva di farsi di distribuire per strada le 240mila copie gratuite di una serie di libri (10mila copie a libro) che gli editori avevano stampato gratis – c’erano tra i vari bestseller come Acciaio di Silvia Avallone o Oceano mare di Alessandro Baricco, ma anche testi meno diffusi, come Il manoscritto incompleto di Kamal Adbulla. Questi distributori di libri erano definiti “messaggeri della lettura” e gli veniva chiesto di essere “pronti a tutto”, anche se non si capiva bene cosa ti poteva capitare a distribuire libri gratis per strada.

Gli interrogativi che poteva suscitare l’idea di questa distribuzione di libri a pioggia erano evidenti: quante persone li hanno presi? Quanti non li hanno buttati come volantini al primo cestino dietro l’angolo? Quanti li hanno letti? In quanti di questi casi questo libro è stato da stimolo alla pratica abituale della lettura? E siamo sicuri che non è paradossalmente passato il messaggio contrario – ossia che i libri non siano oggetti preziosi, ma che valgano quanto un depliant?

Ovviamente nessun dato di questo tipo viene fornito dal sito di Ioleggoperché. Ogni anno l’iniziativa parte con grida d’allarmi sui tassi apocalittici di lettori adulti in Italia (poco più del 40 per cento legge almeno un libro l’anno, in Francia è quasi il doppio) a cui si risponde subito con lo squillar di trombe: ai posti di combattimento messaggeri della lettura!

Ma: non c’è nessun monitoraggio dell’efficacia della campagna dell’anno precedente, né un ragionamento sugli strumenti usati. La passata edizione aveva avuto anche un passaggio televisivo: in occasione della giornata mondiale del libro, una prima serata su Rai Tre che era stata una trasmissione disastrosa in termini di ascolti, e respingente in ogni suo minuto – con un tono tra il paternalista e il finto scanzonato che non coglieva un punto talmente semplice per chi si occupa di far appassionare alla lettura ma anche a qualunque cosa. Chi si sentirà mai colpito da qualcuno che ti dice quanto è bello leggere in generale, e te lo ripete con tutti i sinonimi del caso per due ore e mezza?

Qui potete vedere l’intera puntata.

Pensate a una trasmissione del genere con la musica con i cantanti che ti dicono che bello sentire la musica! Oppure un’intera iniziativa del genere con il cinema con attori entusiasti che ti dicono che bello vedersi i film! Sembrerebbe quello che sembra tutto Ioleggoperché: una parodia.

Quest’anno si è pensato di occuparsi delle biblioteche. Giusto. Ma la bontà del messaggio fa ovviamente ogni volta passare in secondo piano la scarsezza del medium, e non c’è bisogno di scomodare McLuhan (un saggio che poi andrebbe riletto e non solo citato) per riconoscere che nessuno verrà educato alla pratica della lettura da un ragazzino con la maglietta con scritto messaggero di Ioleggoperché, il quale è forse la sola figura più irritante di una madre o un insegnante che ci invitano a leggere di più.

La considerazione disarmante è che questa idea colpevolmente ingenua della promozione della lettura non nasce in un contesto in cui si discute poco di questi temi. La bibliografia su cosa voglia dire oggi leggere, in un fase che a partire dai supporti è in evoluzione costante, comincia a essere corposa. Ma anche solo a leggersi le riflessioni più accessibili che sono uscite in Italia negli ultimi anni – da quelle di Robert Darnton o di Giusi Marchetta a quelle di Antonella Agnoli o di Gino Roncaglia – si comprende come si potrebbe facilmente inventarsi modi opposti di capire quali iniziative aiutino a formarsi una nuova cultura della lettura (essenzialmente investendo sulla formazione più che sulla promozione) e forse Ioleggoperché potrebbe essere utilizzato proprio come caso studio fallimentare per imparare a migliorarsi.

E c’è di più: anche l’idea stessa che regalare libri alle biblioteche scolastiche e aziendali sia un bene in sé è autoevidente? Non è chiaro invece che, sarà certo lodevole dotare le biblioteche di più libri, la vera sfida è formare e sostenere economicamente dei bibliotecari scolastici o aziendali, non un’elemosina una tantum? I mediatori di tutto questo non possono essere “gli entusiasti messaggeri pronti a tutto”, ma figure professionali a cui venga lasciata la possibilità di progettare sul lungo periodo.

Il rischio altrimenti è che accada come l’anno scorso: che fine hanno fatto quei 240mila libri regalati l’anno scorso? Che fine faranno quelli regalati quest’anno? Non servono nemmeno a riempire la nostra buona coscienza.

Commenti
10 Commenti a “L’inutilità disarmante di #ioleggoperché”
  1. Della Passarelli ha detto:

    Caro Christian Raimo,
    assolutamente d’accordo con te sulla prima edizione di #IOLEGGOPERCHE’. Ti segnalo pero’ che questa seconda edizione (al di la’ della grafica del sito, discutibilissima) e’ nei contenuti profondamente diversa. Nasce dal lavoro del Gruppo Ragazzi di AIE e ancor prima da un progetto di un piccolo editore per ragazzi I LIBRI? Spediamoli a scuola!. Assolutamente la scoperta dell’acqua calda in attesa che le istituzioni provvedano a dare una normativa sensata alle biblioteche scolastiche, e fondi per acquistare libri. Si tratta di mettere in contatto librerie e scuole, che in maniera del tutto libera, con l’importante competenza del libraio e le competenze e le conoscenze degli insegnanti, stilino una lista di titoli che poi in libreria i cittadini andranno a comperare, diventando azionisti di una Biblioteca scolastica (che non c’e’ e’ vero, ma sai anche quante ce ne sono grazie all’impegno di dirigenti, insegnanti, genitori, associazioni e cittadini). E’ vero che la mia Associazione ha snaturato il progetto in parte (e ti assicuro che mi sono battuta in prima persona e che non donero’ libri perche’ ritengo che il mio lavoro nono possa essere regalato e che insieme a quello degli autori e di tutti gli altri non possa essere svenduto) con la sezione della donazione dei libri (ho scritto piu’ volte su questo sia su Huffington che sulla mia pagina fb) MA come dico ai tanti insegnanti e librai che mi stanno chiamando, riempiamo di contenuto questo #IOLEGGOPERCHE’ , gemelliamoci, pretendiamo che dal fornaio alla dentista si vada a comperare libri per le scuole, partecipiamo. Ti assicuro che sono elemento di grande criticità e disobbedienza in AIE, ma ritengo che si possa meglio approfondire (hai scritto per piu’ di meta’ del tuo post sulla passata edizione) e che si possa approfittare un po’ della comunicazione di AIE per promuovere l’acquisto di libri per le scuole. In attesa (non certo passiva) che accada altro.
    Un abbraccio

  2. Christian Raimo ha detto:

    Delia sono molto contento di questa tua replica. Io ho provato a essere costruttivo, sempre, e sono contento che ci siano persone come te all’interno dell’Aie che hanno questo tipo di consapevolezza critica. Mi sembra incredibile ancora di più che l’intero impianto non segua questo tipo di impostazione.
    Ho parlato per metà post dell’edizione dell’anno scorso per due motivi. Primo, perché ci sono una serie di affinità enormi tra quella e la nuova. Secondo – e cosa più importante – perché i progetti pubblici vanno monitorati. E quello dell’anno scorso non ha avuto nessun tipo di analisi.
    Per quanto riguarda la tua volontà è lodevole, e l’ho anche detto. Ma ti pongo e mi pongo un interrogativo? E se fosse una supplenza? Ancora l’ennesimo lavoro di supplenza senza avere una delega di potere? Se fosse l’ennesimo sforzo che facciamo mille volte per compensare le mancanze di visione altrui?

  3. Francesco Gatti ha detto:

    Viene da chiedersi quando mai accadrà che gli operatori del settore, avendo a cuore la dignità del lavoro che fanno, delle proprie conoscenze e competenze, si rifiuteranno di prestarsi a queste finte iniziative di promozione della lettura.
    Ho insegnato, ora sono titolare di una piccola libreria specializzata per ragazzi: quando inizieremo a parlare di formazione (vera) in questo paese? Quando cominceremo a finanziare la scuola, le biblioteche, la ricerca?
    E quando gli editori inizieranno a pubblicare libri migliori? Più importanti, per i nostri ragazzi, senza seguire artefatte mode televisive?
    E quando, alla fine, e soprattutto avremo una seria legge per il libro?

  4. Della Passarelli ha detto:

    Caro Christian rispondo a te e anche a Francesco Gatti.
    La prima edizione fallimentare di IOLEGGOPERCHE’ e’ stata osteggiata dal gruppo ragazzi (Francesco Gatti ti assicuro che accanto alla paccottiglia di chi si autodichiara scrittore, noi editori grandi e piccoli – perche’ nelle collane dei grandi per ragazzi ci sono ottimi libri, ti assicuro, e noi piccoli e medi facciamo una bella e impegnativa ricerca) ed e’ stata penosa. La mia Associazione e’ quello che e’ – mi sembra ridicolo che oggi sia qui a difendere un suo progetto, ma noi editori per ragazzi siamo un po’ speciali, meno rissosi e piu’ costruttivi, forse anche perche’ ci si filano poco tutti… e lavoriamo benissimo in silenzio, con gli insegnanti e i librai che cerchiamo e che ci cercano)
    Questa edizione molto piu’ ridotta come forza mediatica della prima, e’ stata presa dal gruppo ragazzi, che l’aveva gia’ sperimentata. Non si tratta di FORMAZIONE, gentile Francesco Gatti, che cerchiamo di proporre in ogni luogo: la fa Equilibri efficacemente, Giannino Stoppani, Hamelim … NOI VORREMMO FOSSE FATTA AGLI INSEGNANTI che magari non conoscono Kujer, la Towes, la Andruetto, Aidan Chambers.. E’ semplicemente quello che accade nelle scuole gia’ con chi vuole avere libri: TROVARE IL MODO DI ACQUISTARLI IN UNA LIBRERIA E FARLI ARRIVARE A SCUOLA. Si’ Christian ci stiamo sostituendo alle Istituzioni: dovrebbero esserci fondi per acquistare libri. E dar modo a noi editori di progettare serenamente nuovi libri, di fare libri complessi, che crescano lettori consapevoli, capaci di decodificare e non lettori consumatori. Da anni ci muoviamo per questo, abbiamo chiesto leggi. Gino Roncaglia che tu citi sii e’ adoperato per avere citate le biblioteche scolastiche anche per la scuola digitale. E’ lavoro faticoso. Frustrante. E allora quando ho dato vita a I LIBRI SPEDIAMOLI A SCUOLA ho pensato a quel meraviglioso articolo 4 della Costituzione: abbiamo dei diritti, ma anche dei DOVERI, tra cui quello di partecipare secondo le nostre possibilita’ a migliorare e accrescere questo paese, anche dal punto di vista culturale. Diamo il buon esempio, E riempiamo di significati veri, di contenuti qualcosa che forse non e’ perfetto. Ma non buttiamo via tutto. Scusate la foga. Ma davvero e’ lavoro di anni.
    Suggerite qualcosa, pretendete che i libri vengano acquistati e non donati. So quanto vi adoperate come piccoli maestri. Perche’ non sfruttare quello che possiamo per ottenere qualcosa? Noi come Sinnos avevamo gemellato 300 scuole alle l ibrerie. Siamo stati in piazza montecitorio con Ottimomassimo e a Milano con altre librerie in Municipio per pretendere che si comprassero libri per le scuole. Abbiamo regalato il progetto al gruppo ragazzi perche’ da soli non ce la facevamo. E cosi’, con questa piccola polemica rischiamo di togliere valore a quelle belle sinergie che si creano tra scuola e libreria. Sarebbe davvero un peccato

  5. Annamaria Testa ha detto:

    Ciao Christian,
    della storia delle fallimentari campagne italiane per la promozione della lettura ho scritto una quantità di volte e ormai non ne posso più. Non c’è speranza. All’impostazione paternalistica e condiscendente e al pedagogismo sussiegoso non si sfugge.

    Per esempio.
    Qui ci sono due spot che dicono più o meno la stessa banalità: leggere libri aiuta anche a usare meglio le parole.
    Ecco come l’hanno detto in Canada. Lo spot è del 2006!
    https://www.youtube.com/watch?v=h5SIONYCuLs
    ecco come l’abbiamo detto in Italia. Lo spot è del 2012.
    https://www.youtube.com/watch?v=cUxl8zyQtJk
    basta metterli a confronto per capire che c’è modo e modo, e che noi continuiamo a scegliere il modo sbagliato.

    Sembra che in Italia la promozione della lettura abbia lo scopo di togliere i libri dalla vita vera, invece di metterceli.
    Ma nessuno mai guarda che cosa si fa all’estero, per esempio?

    Vogliamo, magari, parlare del fenomeno hot dudes reading books?
    http://www.huffingtonpost.com/2015/02/11/hot-dudes-reading-instagram-proves-books-are-sexy_n_6656406.html

    Ma figuriamoci: parlare di libri con humor, leggerezza, passione, energia, curiosità, e perfino, volendo, con commozione, sembra impossibile. Eppure si potrebbe. Si dovrebbe.

  6. Hubert Von Dango ha detto:

    Nel mondo perfetto di Christian “Al-Baghdadi” Raimo tutti dovranno essere sottomessi alla vera e sola Culturah®
    Fedeli di culture inferiori folgorati da Fabio Volo sulla via di Segrate, atei illetterati e apostati dell’analfabetismo di ritorno, dovranno essere passati a filo della lama della sua eruditissima jihad.

  7. Della Passarelli ha detto:

    Grazie Annamaria Testa per Indigo: sono anni che lo mostriamo. Questo dimostra Christian, che anche in Canada fanno supplenza.
    Il fatto che non si parli del sostanziale cambiamento di #IOLEGGOPERCHE’ mi irrita non poco.
    Dopo il fallimento giusto della precedente edizione che non ho esitato ad attaccare è stato ripescato progetto del gruppo Ragazzi. Semplice e anche banale, se volete: scuole e librerie si gemellano elaborano una LIBERA lista di titoli. Si creano situazioni di festa per coinvolgere i cittadini a comprare i libri per la scuola. Libri scelti voluti selezionati da chi ha competenze: il libraio. E che quindi porteranno a scuola qualità, complessità, originalità.
    Questo è esattamente quello che era I LIBRI? SPEDIAMOLI A SCUOLA! Cosa è sbagliato? La donazione degli editori. Che hanno promesso di donare unlibro ogni libro acquistato dalla scuola.
    Noi non doneremo, e così faranno altri editori. Librai e scuole protestate! Rimandate indietro i pacchi. Siete liberi di farlo.
    I messaggeri, Christian: quei messaggeri che lo scorso anno regalavano libri mal stampati a chi non li voleva, quest’anno dovrebbero aiutare i gemellaggi. Il nodo più critico del progetto.
    E rilancio: perché I Piccoli Maestri non si registrano come messaggeri? E si adoperano perché effettivamente ci siano acquisti significativi, di buoni libri? Mi auguro possiate pensarci. Comunque, il gruppo ragazzi AIE non so quanto ancora riuscirà a far sentire la sua voce. Che a volte viene a patti e media, ma che – vi assicuro – è davvero speciale.

  8. Francesca Sabbatini ha detto:

    A me sembra un’iniziativa di pregio, con una grafica essenziale accessibile a tutti. Da insegnante di una scuola in una zona socialemente ed economicamente disagiata, avere un’occasione per chiedere un contributo a tutta la cittadinanza è un’occasione rara e preziosa. Una goccia nel mare…ma goccia dopo goccia nasce un fiume. Nonostante sia tutto perfettibile, non sarei così severa verso l’iniziativa.

    Se poi vogliamo discutere degli insifficienti finanziamenti alla cultura, sfondate una porta aperta. Ma non per questo si può criticare un’operazione che invita alla CITTADINANZA ATTIVA.

    Per alcuni bambini la scuola è l’unica opportunità di conoscere il piacere dell’ascolto e poi della lettura: la pratica quotidiana sarebbe solo a carico (economico) delle insegnanti. Quindi, GRAZIE & SEMPRE VIVA #IOLEGGOPERCHÉ.

  9. lily ha detto:

    Ti dirò cosa sembra a me: una rapina. Mi è arrivato oggi il foglietto da scuola in cui mi si faceva sapere che per contribuire a migliorare la bibliotheca della nostra scuola avrei dovuto acquistare un libro presso la libreria untale, riportata con nome e indirizzo sul foglietto. E mi chiedo: ma se il nocciolo della questione è davvero di migliorare le biblioteche dei nostri ragazzi, perché importerebbe il ‘dove’ acquistiamo questi libri? La mia risposta è che lo scopo di questa operazione non è fare il bene delle scuole pensi quello dell’editoria stessa, che fa un giro di fatturato e ci manderà, se ci va bene, nelle scuole un tot di titoli più o meno sconnessi, senza un progetto, un’idea, nulla. Le nostre biblioteche saranno disastrate come prima. E quindi si, francamente a me fa rabbia, che nello stato in cui versano le scuole italiane, l’editoria venga a chiederci dei soldi con il falso pretesto di darci una mano. Se vogliamo delle biblioteche scolastiche migliori, dobbiamo investire soldi e tempo nelle nostre scuole, non nell’editoria, magari fare del volontariati, e mettere insieme un catalogo ragionato e di qualità. Un’operazione come questa non fa assolutamente nulla in tal senso, ed è, al meglio e al solito, una mezza vergogna.

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  1. […] farlo con criterio e buon senso; la campagna #ioleggoperché mancherebbe invece di entrambi. In questo articolo su minima & moralia, Christian Raimo giudica assai severamente l’iniziativa di […]



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