Il terzo antispecismo.
Stato dell’arte e proposta teorica

Qualche settimana fa l’intervista al filosofo Ferndando Savater, pubblicata da Matteo Nucci, ha innescato una discussione incredibilmente sferzante e appassionata nei commenti in calce al pezzo, che ha visto contrapporsi due schieramenti allo stesso modo agguerriti e militanti nel web, gli specisti e gli antispecisti. È seguito un secondo pezzo, pubblicato questa volta dalla redazione, evidentemente di parte e forse troppo retorico, che aveva l’intento di riportare il dibattito nel giusto binario del confronto civile e costruttivo. E tuttavia abbiamo ottenuto l’effetto contrario, anche e soprattutto perché non cambiava il punto di vista. Per questo abbiamo chiesto a Leonardo Caffo, studioso accademico di questi argomenti, di spiegarci che cos’è l’antispecismo e di ragionare in sua difesa.

Contro l’antispecismo, senza nessuna rogna

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato – con un titolo improvvido – una recensione di Matteo Nucci al libro di Fernando Savater, Tauroetica. La discussione che si è sviluppata è stata straordinariamente ampia e accesa. Abbiamo deciso di non moderare i commenti nonostante spesso questi travalicassero l’etichetta della discussione, il rispetto personale, sperando che il tutto si autoemendasse da sé e che la qualità del dibattito non dovesse essere il cosiddetto bambino da buttare con l’acqua sporca degli insulti ad personam. Cosa che in parte è accaduta,  Ci siamo resi conto però che gli stessi termini della contrapposizione tra specisti e antispecisti meritavano un’attenzione a sé, una meta-riflessione. Per questo abbiamo deciso di pubblicare questa lettera che segue, dandogli un rilievo ulteriore rispetto ai commenti che sono seguiti all’articolo. Questa lettera ovviamente esprime una prospettiva di parte, molto polemica e molto schierata, ma non per questo – pensiamo – irrispettosa nei confronti di tutti coloro che con armi retoriche diverse stanno cercando di alimentare un dibattito talmente complicato e essenziale che è importante non lasciare cadere.

di Luigi Ronda