Il cinema di Gus Van Sant
di Pierluigi Lucadei pubblicato 28 Aprile 2016 · Aggiungi un commento
In concomitanza con l’uscita italiana de La foresta dei sogni, l’ultimo film di Gus Van Sant, ripercorriamo i temi e le suggestioni dell’autore di alcuni dei film più importanti degli ultimi venticinque anni come Belli e dannati, Elephant, Milk (fonte immagine).
Regista del movimento e della strada, delle nuvole e della dispersione, sin dagli inizi Gus Van Sant ha tracciato un muoversi per il muoversi che è, allo stesso tempo, miraggio di infinita esplorazione, impossibilità di ogni luogo di appartenenza e un muoversi su se stesso, uno scalciare per calpestarsi, un lungo attacco autolesionista.
Cantore della giovinezza e delle sue ferite, ha messo in scena l’insostenibile peso del silenzio e l’ha popolato di ragazzi randagi, famiglie smarrite, inconsci assordanti. Ha fatto tutto questo alternando opere sperimentali ad altre velatamente commerciali, lasciando il segno in quattro decenni di cinema.
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