Il Natale di Francesco

Nel 1263 l’allora ministro generale dell’ordine francescano, Bonaventura da Bagnoregio, termina la Leggenda maggiore, la seconda biografia dedicata a San Francesco che egli scriverà. Tre anni dopo, il testo sostituirà ogni precedente ricostruzione della vita del Santo rimanendo, per centinaia di anni, l’unica biografia ufficiale cui poter fare riferimento. Sappiamo, però, quanto nella letteratura occorra […]

Così Giotto tradì la missione di San Francesco

Questo pezzo è uscito su Repubblica.

Quale Francesco? Quello del meraviglioso testamento, che «con un soprassalto di disperata energia» vuole ancora i suoi frati «illetterati e sottomessi a tutti», o quello clericale e conformista degli affreschi in cui Giotto impagina una storia riscritta da san Bonaventura (capo dell’ordine, ma anche cardinale), e bollata dalla Curia romana?

Quello davvero minore, che si firma «frate Francesco piccolino, vostro servo» e passa la vita tra i lebbrosi e gli ultimi di ogni specie,o quello che è celebrato per sempre sulle pareti della Basilica superiore di Assisi (circondato da cavalieri vestiti di vaio, cardinali e pontefici coperti d’oro e di porpora),cioè il Francesco reso letteralmente inimitabile dal miracolo delle stimmate, e dunque in qualche modo sterilizzato, depotenziato, disinnescato? E i suoi veri seguaci sono quelli rasati e calzati che studiano, posseggono e scalano la gerarchia fino al soglio pontificio, o sono i frati scalzi, barbuti, disposti a seguire il grido modernissimo di Francesco: «Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà»?