Giorgio Scerbanenco tra rosa e nero

Questo pezzo è uscito su Alias, che ringraziamo.

Il destino di Giorgio Scerbanenco ha qualcosa di paradossale. Da un lato i suoi romanzi noir sono sempre più letti e ristampati, dall’altro permane tuttora un ostinato pregiudizio critico sul suo conto, che lo esclude da ogni canone accademico. Con buone ragioni molti hanno paragonato il caso Scerbanenco a Simenon; tuttavia, se i romanzi di quest’ultimo figurano ormai tra i classici della Pléiade, quelli di Scerbanenco non sono mai sostanzialmente usciti dagli effimeri scaffali della letteratura di genere. Per non parlare della fortuna critica: i saggi su Scerbanenco sono pochi e, salvo rare eccezioni, di modesta qualità.

Milano di carta: un estratto

Pubblichiamo un estratto da Milano di carta, il reportage narrativo edito dal Palindromo e scritto da Michele Turazzi: il libro viene presentato oggi, sabato 24 marzo, a Book Pride (ore 18, BASE Milano) e arriva negli stessi giorni in libreria. Con l’autore dialoga Fabio Deotto. (Nella foto: Giorgio Scerbanenco)

di Michele Turazzi
Milano (nordest) calibro 9

Giorgio Scerbanenco

C’è qualcuno che non ha ancora capito che Milano è una grande città… […] Se uno dice Marsiglia, Chicago, Parigi, quelle sì che sono metropoli, con tanti delinquenti dentro, ma Milano no, a qualche stupido non dà la sensazione della grande città, cercano ancora quello che chiamano il colore locale, la brasera, la pesa, e magari il gamba de legn. Si dimenticano che una città vicina ai due milioni di abitanti ha un tono internazionale, non locale, in una città grande come Milano, arrivano sporcaccioni da tutte le parti del mondo, e pazzi, e alcolizzati, drogati, o semplicemente disperati in cerca di soldi che si fanno affittare una rivoltella, rubano una macchina e saltano sul bancone di una banca gridando: Stendetevi tutti per terra, come hanno sentito che si deve fare.

Dalla beat generation a Michele Mari: le letture di Manuel Agnelli

Manuel Agnelli, fondatore e leader degli Afterhours, è uno dei venticinque musicisti intervistati da Pierluigi Lucadei nel suo nuovo libro Letture d’autore, appena pubblicato da Galaad, che indaga i profondi legami tra narrativa e canzone d’autore (fonte immagine).

Quali sono stati i primi romanzi a colpire la tua immaginazione?

Durante l’infanzia, L’isola del tesoro. E poi Oliver Twist e tutto quel genere di letteratura lì. Ho sempre amato le epopee e questo amore mi accompagna ancora oggi. Non è un caso che uno dei romanzi recenti che ho apprezzato di più sia stato Roderick Duddle di Michele Mari, che ha avuto il coraggio di riprendere un genere letterario, quello delle epopee appunto, ormai abbandonato forse perché poco cool. Ti dico senza mezzi termini che secondo me Michele Mari è il più grande scrittore italiano vivente. Dal punto di vista tecnico, stilistico, della libertà mentale, lo ritengo una punta di diamante.