A wonderful summer – un pensiero per Franco Battiato

di Giulia Cavaliere

(fonte immagine)

Quella del 2000 era l’estate dei miei 15 anni e seguiva un autunno e un inverno che nel tempo avrei chiamato sempre con il didascalico soprannome “la stagione delle scoperte”. Nel mese di novembre dell’anno precedente avevo iniziato conoscere la musica degli adulti, a spendere tutte le mie paghette in dischi, sempre più immersa nella voce e nei suoni di David Bowie ero entrata in contatto con Brian Eno, andando a scuola ogni mattina, per settimane, avevo ascoltato in loop “Road to nowhere” dei Talking Heads fino a distruggere progressivamente il nastro; mi ero innamorata dei Kraftwerk e giocavo a farmi ogni volta terrorizzare dal suono della vetrina in frantumi in “Showroom dummies”.

L’ultimo dei marziani

In questa triste giornata ripubblichiamo un testo scritto da Nicola Lagioia come prefazione di L’ultimo dei marziani, un libro-antologia su David Bowie curato da Leo Mansueto e pubblicato da Caratterimobili qualche tempo fa. Il libro raccoglie scritti di Pierpaolo Capovilla, Morgan, e una serie di contributi da parte di musicisti come Manuel Agnelli, Paolo Benvegnù, Garbo, Cristiano Godano, Tricarico, Massimo Zamboni, Federico Fiumani e altri ancora.

Di marziani provenienti da marte ne avevo visti già parecchi. Ma i marziani venuti dalla terra furono un’assoluta novità. Così, se il viaggio di 2001 Odissea nello spazio può finire con una camera da letto dove sperimentiamo la sensazione di trovarci faccia a faccia con noi stessi, è solo quando Ziggy Stardust si ricorda di essere stato un europeo che la parabola iniziata nel 1967 tocca, dieci anni dopo, il suo primo vero apice.

Ascesa e declino di Morgan

Questo pezzo è uscito su rockit.it

di Giulia Cavaliere

“La droga apre i sensi a chi li ha gia’ sviluppati e li chiude agli altri. Io non uso la cocaina per lo sballo, a me lo sballo non interessa.”
(Marco Castoldi, “Max” 2010)

“L’eroina mi ha liberato, odio parlare di questo a causa di mia figlia e della mia famiglia. Ma mi ha reso incredibilmente creativo”
(Damon Albarn, “Q” 2014)

Ad essere precisi c’è una sfumatura assai lieve eppure molto importante che fa la differenza tra la dichiarazione rilasciata pochi giorni fa dal frontman dei Blur e quella che nel febbraio del 2010 divenne l’apparente causa di ostracismo artistico nei confronti di Morgan, frontman degli ex (mai del tutto ex) Bluvertigo. In quella chiacchieratissima intervista il cantautore monzese affermava di fare uso di cocaina in forma di basi – cioè crack – come antidepressivo; “la uso per curarmi, fa bene” diceva, “anche Freud la prescriveva” aggiungeva, universalizzando i benefici derivati dall’uso quotidiano della sostanza e dimenticando quel riflessivo “mi fa bene” che avrebbe forse edulcorato la percezione di queste parole e non gli avrebbe dunque impedito di continuare a fare il proprio lavoro e di presentarsi, dopo poche settimane, sul palco dell’Ariston per il concorso canoro più famoso della Nazione. Oppure forse, siamo onesti, non sarebbe comunque andata così perché siamo in Italia e non in Gran Bretagna, e molto semplicemente al rock, in tutte le sue più violente e scorrette sfaccettature, siamo culturalmente meno avvezzi.

Cielito lindo

Questo articolo è uscito nel novembre scorso su Orwell di Giuseppe Sansonna Negli anni settanta, in Italia, i cantautori assurgono a maitres a penser, fari ideologici pop, immediati e riconoscibili. Armati di contenuti o meri slogan, fieramente contrapposti alla stucchevolezza sanremese. A volte implacabili, nell’appesantire giri di do con didascalie pretenziose. Dalla ridondanza un po’ […]

Marrazzo, Morgan, Spitzer e il fantasma del pentimento mediatico

Questo pezzo è uscito sul Fatto Quotidiano il 28 aprile. Ho sempre preferito i romanzi di Nabokov agli esegeti di Maria Goretti, e dunque credo di essere tra quei pochi che, a scandalo appena esploso, hanno iniziato a provare una certa simpatia umana per Piero Marrazzo, a cui pure avevo dato il mio voto anni […]