La bellezza esorbitante di “Diario del tempo” di Lucia Calamaro

di Christian Raimo Stasera, giovedì 23 ottobre, c’è la prima al Teatro Parenti di Milano di Diario del tempo, uno spettacolo scritto e diretto da Lucia Calamaro, che è anche una delle interpreti insieme a Federica Santoro e Roberto Rustioni, e che qualcuno – credo molto pochi tra quelli che non frequentano il teatro e […]

Il tempo interno e la precarietà del mondo. La nuova produzione di Lucia Calamaro

(La foto è di Ilaria Scarpa)

L’ambizione di Lucia Calamaro, è ormai chiaro, è quella di scrivere un romanzo teatrale. Ovvero un oggetto scenico che riesca a contenere dentro di sé il debordare dei flussi narrativi e dello scandaglio interiore che solo la lingua del romanzo ha il respiro sufficiente per contenere e assecondare. Mentre il teatro, che deve fare i conti con il tempo – quello che i teatranti chiedono agli spettatori assieme alla loro attenzione –, e dunque con il ritmo come elemento di fascinazione, solitamente non ha il respiro necessario. Almeno è ciò che generalmente si pensa. Lucia Calamaro è riuscita a incrinare questa convinzione con il suo precedente spettacolo, «L’origine del mondo», vincitore di tre premi Ubu, che è al contempo uno spettacolo colto e popolare, letterario e intimamente teatrale. Ci riprova con la sua nuova produzione, «Diario del tempo», che sta muovendo i suoi primi passi in una mini-tournée umbra tra Spoleto, Gubbio, Amelia, Città di Castello (essendo sostenuto dal Teatro stabile regionale). E stavolta, alla sua prima uscita, il tentativo sembra ancora più radicale.