Bulgaria, gendarme d’Europa

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Sofia. «Ho scelto la rotta via terra per evitare la traversata del mare dalla Turchia alla Grecia, troppo pericolosa. Ma se avessi saputo quel che mi aspettava in Bulgaria, mi sarei imbarcato». Idris è un ragazzo poco più che ventenne. Preferisce che il suo cognome rimanga anonimo. Viene da Wardak, una provincia afghana a due passi da Kabul, in gran parte controllata dai Talebani. Non vede i genitori da molto tempo: «ho lasciato la mia famiglia otto anni fa».

Ha vissuto a lungo in Iran, nelle città di Mashad, Teheran, Shiraz. Poi ha deciso di raggiungere l’Europa. «In Iran non c’era più lavoro e venivo trattato male. Sono ripartito due mesi fa e ora eccomi qui, a Sofia, ma mi sento in trappola». Di tornare in Afghanistan non ci pensa. «Che dovrei fare, finire nelle braccia dei Talebani?». Continuare il viaggio verso «posti ricchi come la Germania» è diventato sempre più difficile. Fino a poche settimane fa, una volta raggiunta la cittadina serba di Dimitrovgrad, subito oltre il confine bulgaro, si otteneva facilmente un lasciapassare di 72 ore che consentiva di arrivare in Croazia, per poi proseguire verso l’Austria, la Germania, i Paesi scandinavi. «Ma ora è tutto bloccato. Colpa dei politici europei».