James Franco in arte Re Mida

Pubblichiamo un articolo di Tiziana Lo Porto, uscito su «D – La Repubblica delle donne», su James Franco, da poco in libreria con «In stato di ebbrezza».

Parlando di Truman Capote e delle sue frequentazioni extra-letterarie, qualcuno negli anni Sessanta ebbe a dire: “All writers are starfuckers”. Cioè, gli scrittori hanno un debole per le celebrità, o, più alla lettera: non c’è scrittore che non si scoperebbe una star. Lecito dunque domandarsi cosa succeda nel caso in cui lo scrittore sia già una celebrità. James Franco, per esempio. Che succede quando una star del cinema idolo delle teenager si trasforma di colpo in scrittore di racconti? Diventa “fucker “di se stesso? Da traduttrice del suo libro (In stato di ebbrezza, minimum fax, 14 euro, in libreria da pochi giorni), mesi fa ho chiamato James Franco al telefono per chiedergli un paio di cose sui racconti. Superata la parte in cui lui m’ha chiesto se mi fosse piaciuto il suo libro, io gli ho detto che sì, mi era piaciuto moltissimo, lui s’è rallegrato e m’ha detto che se era così mi avrebbe fatto leggere anche il prossimo, io l’ho ringraziato, e così via di convenevoli per una buona decina di minuti, abbiamo speso i successivi venti a parlare solo ed esclusivamente della traduzione.

Per l’esattezza, un quarto d’ora l’ho passato cercando di spiegargli che nelle lingue non anglofone la gente ogni tanto si dà del lei (no, non lo sapeva, e io avevo bisogno di capire se la protagonista di uno dei racconti che ha una storia con il suo allenatore gli dà del tu da subito, o solo dopo che iniziano a fare sesso), e nei restanti cinque minuti si è parlato di nomi propri. Io: “Vicky the hickey (Vicky detta il succhiotto, ndr) non lo possiamo tenere così, ché in italiano non c’è con cosa fargli fare rima”. Franco: “Be’, mettiamo un nome italiano, no?”. Io: “No, mica si fa che quando traduci un libro traduci anche i nomi propri”. Franco: “Ah”. Mezzo minuto di silenzio. Poi, io: “Non ti preoccupare, in qualche modo risolvo”. Franco: “Ah, bene, grazie. Se vuoi puoi cambiare anche gli altri nomi. Cambia pure tutti i nomi che vuoi”. Cosa che mi sono ben guardata dal fare, cambiando alla fine solo “Vicky the hickey” in “Sheena la sveltina”. Fine della telefonata. Ciao James Franco. Ciao traduttrice.

In veste di giornalista

Qualche mese dopo (poche settimane fa) ho provato a richiamare James Franco per intervistarlo. Ma lì dove da traduttrice ero riuscita, ho fallito miseramente da giornalista. Il suo manager mi ha detto che sono iniziate le riprese di un nuovo film (Spring Breakers di Harmony Korine, in cui Franco fa il rapper Riff Raff, la rete è già piena di immagini), si è scusato, ma non sapeva se James sarebbe riuscito a trovare il tempo per un’intervista. Comunque ci avrebbe provato. Gli ho detto ok, e come in uno dei racconti migliori di Dorothy Parker, mi sono ritrovata a fissare il computer per giorni sincronizzata col fuso orario di Los Angeles in attesa di un’email che mi dicesse quando e a che numero chiamarlo (ai tempi di Dorothy Parker i computer non c’erano e la protagonista del suo racconto fissava il telefono aspettando direttamente la telefonata, ma il concetto resta lo stesso). Quando ho capito come andava a finire, ho provato a chiedere a Twitter quello che avrei chiesto a Franco. Ecco il risultato.

Per chi parla la mamma

Anche James ha una mamma che va fiera di lui. E dei suoi fratelli. Le soddisfazioni che James nega ai fan che lo seguono sui social network (e coi quali si guarda bene dall’interagire), le dà la madre. È registrata come FrancosMom, perché oltre che di James va fiera dei figli più piccoli Dave e Tom (rispettivamente, attore e artista). Mamma Franco twitta spesso, rispondendo anche a nome della progenie. A volte riesce addirittura ad anticipare le domande dei fan dei figli, e scrive cose tipo: “Per chiunque se lo stia chiedendo, Dave non è su Twitter”. Vi vergognate dei vostri genitori che non fanno che raccontare agli estranei gli affari vostri? Be’, grazie a mamma Franco potrete smettere di farlo.

 Perché James è Figlio di Dio

Sarebbe stato retorico, ma la domanda sullo scrittore vivente preferito l’avrei comunque fatta. E il fondato sospetto è che la risposta sarebbe stata: Cormac McCarthy. Nel 2011 Franco aveva deciso di dirigere un film da Meridiano di sangue di McCarthy. Abbandonato il progetto, è rimasto fedele allo scrittore e ha cambiato romanzo, optando per il più semplice (almeno in termini di produzione) Figlio di Dio. Le riprese sono presto iniziate e già finite, con Scott Haze nei panni di Lester Ballard e una particina anche per lo stesso Franco (Jerry). L’uscita del film è prevista per il 2013, ma in rete si trovano già alcuni filmati del backstage.

Di top in top

Se un solo scrittore non vi dovesse bastare, e voleste sapere gli altri nomi degli autori più amati da Franco, c’è in rete una top 5 dei suoi libri preferiti. Direttamente dal sito di Oprah Winfrey (con relativo tweet), ecco i magnifici cinque: Mentre morivo di William Faulkner, Love & Fame di John Berryman, Perché corre Sammy? di Budd Schulberg, Casa di foglie di Mark Z. Danielewski (vero capolavoro, ma per favore, leggetelo in inglese) e Jesus’ Son di Denis Johnson. Sempre in rete, sul sito del Daily Beast, si rimedia facilmente anche una top 6 dei suoi libri preferiti: escono dalla classifica Berryman, Schulberg e Danielewski, raddoppia Faulkner con il racconto L’orso, ed entrano Ernest Hemingway con I racconti di Nick Adams, Frank Bidart con In the Western Night e Charles Bukowski con Panino al prosciutto. Aggiungiamo all’autorevole gruppo anche il poeta Hart Crane, su cui Franco ha diretto e interpretato (come tesi del master di regia che ha fatto alla NYU) un film biografico uscito a fine marzo in dvd. Si chiama The Broken Tower. L’ho comprato su Amazon e appena visto. Ed è bello come tutto.

Dopo le opere prime arrivano sempre le opere seconde

Qualche giorno fa, Julia25 ha twittato a mamma Franco: “Che dolce la scritta di James “A mio padre” con sotto un cuoricino…”. E mamma Franco: “Dov’è che hai visto la scritta di James che dice “A mio padre”?”. Julia25 ha mandato prontamente un’immagine, che è di una delle prime pagine del secondo libro a firma James Franco. Quest’opera seconda si chiama Dangerous Book Four Boys, è appena uscita negli States per Rizzoli Usa, effettivamente è dedicata al padre ed è un libro d’arte. Curato da Alanna Heiss, il volume monografico contiene immagini e testi dell’omonima personale di James Franco ospitata nel 2010 dalla Clocktower Gallery di New York e nel 2011 dalla Peres Projects di Berlino. La mostra (foto, video e installazioni) è un percorso attraverso la propria infanzia e adolescenza e un’indagine sulla sessualità. Dice Franco a un certo punto del libro: “Uomo e donna sono ideali impossibili… siamo tutti sessualmente incasinati, a metà strada tra i due generi, sospesi come angeli”. Di sicuro sono sessualmente incasinati il Capitano Kirk e Spock di Star Treck che in una delle opere di Franco in mostra (e nel libro) si innamorano l’uno dell’altro e fanno sesso.

Come trasformare una soap opera in opera d’arte

Ammettiamolo, a noi James Franco piace anche perché fa General Hospital. Ha iniziato che era già famoso (è entrato nel cast nel novembre del 2009), ha smesso per un breve periodo, e poi è tornato. Oltre che per l’accettare un ruolo in una soap opera a scapito di molte altre cose che potrebbe e saprebbe fare, lo amiamo perché all’ultimo giro di riprese si è presentato sul set con una piccola troupe. E mentre intorno a lui si girava General Hospital, lui s’è fatto un film tutto suo. Il film si chiama Francophrenia (or: Don’t Kill Me, I Know Where the Baby Is), lo ha codiretto insieme a Ian Olds, ea d è una via di mezzo tra uno psychothriller e un documentario. Le immagini le trovate tra i tweet del Tribeca Film Festival, dov’è stato appena presentato.

Come trasformare se stessi in arte

Grazie al Moca rivedremo James Franco nei panni di James Dean. Aprirà il 15 maggio in un nuovo spazio del Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles (il negozio JF Chen, al 941 di North Highland Avenue) una collettiva ideata dall’attore e ispirata a Gioventù bruciata. Poco più di dieci anni dopo avere interpretato James Dean nel film tv diretto da Mark Rydell, James Franco torna a vestire i panni dell’amato attore nelle foto e nelle opere degli artisti Douglas Gordon, Harmony Korine, Damon McCarthy, Paul McCarthy, Terry Richardson, Ed Ruscha e Aaron Young. Pensata come un omaggio al film di Nicholas Ray più che a Dean, Rebel reinterpreta il film e il suo making of in chiave contemporanea. In mostra vecchi e nuovi video a tema diretti da Franco: da Sal (un omaggio al coprotagonista di Gioventù bruciata Sal Mineo, presentato nel 2011 a Venezia) al recentissimo The Death of Natalie Wood (su Youtube).

Non ci facciamo mancare niente

Vi state chiedendo se Franco sa anche cantare? Fate bene, e anche questa risposta arriva con un tweet. È il fan blog italiano James Franco Italia a farci partecipi della notizia che James ha scritto, cantato e registrato una canzone. La canzone è anche bellina. Parla della madre e del padre, Betsy e Doug, che si sono incontrati e innamorati a Stanford quand’erano studenti. Si chiama Love in the Old Days, Amore ai vecchi tempi.

Diventa “fucker” di te stesso

James Franco è un grande attore, un bravissimo regista, un ottimo scrittore e un artista di successo. In qualunque cosa si cimenti, riesce. E non c’è alcuna ironia in queste parole. Sana invidia piuttosto, come per chiunque sappia fare tutto e bene. James Franco è anche su Twitter, dove è parco di parole e prodigo di immagini. James Franco posta quasi solo foto di stesso, e qualche video. Delle sue amiche o delle vernici a cui ha presenziato. Anche nei social network James Franco ha una sua eleganza. Gli viene bene anche quello. Volete essere come lui? Provate così: smettete di perdere tempo scrivendo inutili parole su Twitter, Fb e simili. Usateli come mezzi per promuovere la vostra immagine. Fotografatevi, postate le foto, e restate in silenzio. Ignorate i commenti degli altri. Soprattutto, non concedete interviste. Mai. E chi ha altre domande si risponda da sé.

Commenti
15 Commenti a “James Franco in arte Re Mida”
  1. maria (v) ha detto:

    mi viene da ridere perché proprio ieri mia sorella mi scrive “lo sai che pare che James Franco si sia iscritto qui all NYU? rischio di incontrarlo nei corridoi!!!” ma ritengo mia sorella poco attendibile su queste soffiate :-)))

  2. gian marco griffi ha detto:

    James franco è figo, meraviglioso, ha l’alito profumato, il petto glabro, fa impazzire le donne (e le traduttrici italiane), legge hemingway e faulkner (ma dai, scrittori sconosciuti ai più, non avrei mai detto) e ha l’unica pecca di avere una madre cagacazzo, questo s’è capito. Ma qualcosa sui racconti, no?

  3. marco cassini ha detto:

    @gian marco griffi: eccoti accontentato: qui c’è un assaggio gratuito del libro di racconti di james franco. così puoi assaggiare tu stesso…
    http://www.minimumfax.com/upload/files/sotterranei/assaggio_james_franco.pdf

  4. gian marco griffi ha detto:

    Grazie, ho già comprato il libro. Francamente la mia impressione è che se un addetto di Minimum Fax, di Einaudi, o di qualunque altra casa editrice italiana, scendesse nello scantinato dove si gettano via i manoscritti inviati dai miseri aspiranti scrittori italiani, dotato di maschera per la muffa, preventivamente munito di profilassi antitetanica, togliesse dai manoscritti la polvere decennale dell’indifferenza, e soprattutto li leggesse, ci troverebbe decine di racconti migliori rispetto a quelli scritti da James Franco. Il problema è che lo scantinato non esiste, i manoscritti sono cenere, i buoni racconti dei miseri aspiranti scrittori italiani sono sommersi da cento tonnellate di pessimi racconti e romanzi di altri miseri aspiranti scrittori italiani, e soprattutto – e questo lo capisco perfettamente, avessi una casa editrice probabilmente ragionerei così anch’io – si incassa di più pubblicando un attore di hollywood che un povero coglione di carmagnola.
    Con ciò i racconti di James Franco non sono brutti, semplicemente non sono meglio di tanti altri.
    Leggo sopra che: “James Franco è un grande attore, un bravissimo regista, un ottimo scrittore e un artista di successo”.
    Grande attore, bravissimo regista, artista di successo lo sarà senz’altro, gli ottimi scrittori a casa mia sono diversi, a casa vostra non so.
    Cordialità.

  5. tiziana lo porto ha detto:

    @gian marco griffi, ok, questo è il tuo parere, e sei liberissimo di esprimerlo
    il mio parere invece è che quei racconti siano ottimi (fossero così i manoscritti che arrivano alle case editrici, e che t’assicuro nessuno brucia, saremmo tutti più felici – e aggiungo anche che se sei un bravo scrittore e hai scritto un buon libro, attore di hollywood o povero coglione di carmagnola, vieni pubblicato) – se non mi son dilungata a parlarne nell’articolo, limitandomi a definire james franco un ottimo scrittore, è perché mi è stato chiesto di scrivere un articolo su james franco e non sui suoi racconti
    il libro comunque si difende da sé, come del resto ogni buon libro

  6. gian marco griffi ha detto:

    La cenere è metaforica.
    Non ho scritto che i manoscritti che arrivano alle case editrici siano tutti migliori del libro di Franco (o dello stesso livello), ho scritto un’altra cosa.
    “Se sei un bravo scrittore e hai scritto un buon libro, attore di hollywood o povero coglione di carmagnola, vieni pubblicato”.
    A questa affermazione, mi perdoni, non ci credo nemmeno da morto. In tutti i casi spero sia come scrive lei, anche se in fondo la cosa non mi riguarda, poiché io non sono un bravo scrittore, non ho scritto un buon libro, non sono di hollywood e non sono manco di carmagnola. Forse, ahimè, riesco a essere un povero coglione.
    Per il resto ha ragione, l’articolo non era riferito al libro, chiedo scusa.
    PS: se posso permettermi le farei una domanda sulla sua traduzione: non trova che il verbo sgamare, utilizzato nel contesto dei racconti di Franco, sia leggermente fuori fuoco?

  7. tiziana lo porto ha detto:

    sgamare mi piace, e mi sembrava adatto
    da traduttrice me ne assumo la responsabilità 🙂
    grazie per le scuse, ma non erano dovute, che sul serio siam tutti liberi di esprimere le proprie opinioni – se sono intervenuta è solo perché m’era sembrato giusto farlo (da traduttrice del libro e autrice del pezzo)
    ma, ripeto, un buon libro si difende da sé (e un buon manoscritto trova un editore, a meno che proprio non ti dica sfiga – e in quel caso non è colpa delle logiche editoriali)
    non è ottimismo il mio, è solo che di manoscritti nella mia vita ne ho letti a pacchi e per il 90% è roba veramente imbarazzante
    quando ne becchi uno buono (anche solo potenzialmente buono) e lavori nell’editoria fai di tutto perché venga pubblicato
    quella dello scrittore bravo che resta inedito per colpa dell’editoria che fa schifo rischia di diventare una leggenda metropolitana tipo la botola nei camerini di babilonia a via del corso e la tratta delle bianche

  8. gian marco griffi ha detto:

    “Quella dello scrittore bravo che resta inedito per colpa dell’editoria che fa schifo rischia di diventare una leggenda metropolitana tipo la botola nei camerini di babilonia a via del corso e la tratta delle bianche”.

    Non lo dica a me. Io sono CERTO che se uno è bravo prima o poi lo pubblicano. Sono anche convinto che il 95% dei manoscritti sia immondizia.
    Ciò che sostengo però è l’esatto opposto, e cioè: se uno è mezzo e mezzo, scrittore come ce ne sono tanti, ma è un attore di hollywood, lo pubblicano al pari di uno che è bravo davvero. Mentre uno di carmagnola che scrivesse i racconti di James Franco certamente (e giustamente) no.
    Come vede, qui la discussione ruota intorno all’opinione differente che io e lei abbiamo di Franco: per lei è un ottimo scrittore, per me è uno come ce n’è tanti (anacoluto). De gustibus.
    (Sgamare non mi piace perché nella Palo Alto degli anni ’90 non lo sento proprio, mi pare fuori contesto, tutto lì, e in ogni caso la traduzione, in my opinion, è ottima).
    Best regards

  9. tiziana lo porto ha detto:

    son d’accordo su tutto
    best

  10. marisa salabelle ha detto:

    Sono già intervenuta su questo blog su questo stesso argomento. Ma mi prudono le mani dal desiderio di dire ancora una volta quello che penso. Ci sono molti, moltissimi autori di inediti che vorrebbero essere pubblicati. Le case editrici incaricano i loro lettori di visionare i tanti manoscritti ma i poveretti non ce la fanno a leggere tutto. Questo è perfettamente comprensibile. Il novanta per cento dei manoscritti sono “orribili”, “sconclusionati”, “imbarazzanti”. Sicuramente è vero. E tuttavia, ogni volta che leggo queste parole provo una fastidiosa sensazione, come se il ripetere in modo unanime e sempre uguale, da più voci, sempre la stessa filastrocca (se un libro è valido sarà certamente pubblicato… noi leggiamo con attenzione tutto… la grande maggioranza delle opere che arrivano è impresentabile…) non riuscisse a convincermi. Ho fatto girare un romanzo. Magari non sarà l’ottava meraviglia del mondo, ma posso affermare con una certa sicurezza che non è orribile, sgrammaticato o imbarazzante. A voi di mimimum fax non l’ho mandato perché sul vostro sito c’è scritto chiaramente che non volete che vi si inviino manoscritti se non su vostra sollecitazione. Fino a qualche tempo fa c’era scritto che la vostra programmazione era completa fino a tutto il 2012, adesso c’è scritto fino a tutto il 2013. Gli unici editori che mi hanno risposto ero riuscita a contattarli tramite conoscenze personali. Uno piccolissimo, due piuttosto noti. Il primo mi ha detto che la storia era bella ma che non condivideva le mie scelte linguistiche. Il secondo voleva da me 3600 euro. Il terzo mi ha scritto una lettera in cui mi dice che non pubblica il romanzo ma che vale la pena insistere: ha usato parole elogiative, che può darsi fossero anche solo parole gentili, unite a qualche osservazione critica. Nessuno mi ha detto “orribile, sconclusionato, imbarazzante”. Forse, se me l’avessero detto, mi sarei messa il cuore in pace. Ora, lo so che il fatto di aver scritto non dà a nessuno il diritto di vedersi pubblicato; so che l’offerta è strabordante e le possibilità limitate, so tutto, ma quello che mi dà fastidio è il sentir negare ciò che tutti sanno: se sei famoso, pubblichi anche se hai scritto una schifezza; se sei conosciuto, forse pubblichi; se non sei nessuno, non pubblicherai mai, indipendentemente da cosa tu abbia scritto. Del resto, due degli editori con cui ho parlato me l’hanno detto esplicitamente.

  11. gian marco griffi ha detto:

    Lei scrive: “Se sei famoso, pubblichi anche se hai scritto una schifezza”
    Vero.

    “se sei conosciuto, forse pubblichi”
    Vero.

    “Se non sei nessuno, non pubblicherai mai, indipendentemente da cosa tu abbia scritto.”

    Questa cosa che se non sei nessuno non pubblicherai mai, indipendentemente da cosa tu abbia scritto, scusi tanto ma mi suona di minchiata.

    La storia della letteratura ci propone scrittori geniali non pubblicati (kafka, morselli, toole, ecc.), questo è vero.

    E tutti gli altri? C’è un sacco di gente che non era nessuno e ha pubblicato.
    Io, che non sono nessuno, probabilmente non pubblicherò mai il mio libro, e le ipotesi plausibili alla sua non pubblicazione sono:
    1) c’è la possibilità che faccia cagare;
    2) c’è la possibilità che non sia appetibile commercialmente;
    3) c’è la possibilità che sia mediocre, e a nessuno interessi divulgarlo;
    4) c’è la possibilità che non valga la pena di far leggere i miei racconti ad anima viva.

    Io sono CERTO che il mio libro non sia sconclusionato, orribile, grammaticalmente imbarazzante.
    Ma per far letteratura mica è sufficiente scrivere un libro NON brutto. Bisogna che sia ottimo, invogliante, nuovo.
    Posso credere al fatto che il suo libro non sia sconclusionato, orribile, imbarazzante. Questo, però, non è sufficiente a giustificarne la pubblicazione.

    Se poi vogliamo sostenere che si pubblicano parecchi libri brutti, è vero, se ne pubblicano tanti, di libri brutti. Chissenefrega. Se uno ha una casa editrice e vuole puntare su Faletti che s’impicchi, pubblichi Faletti e si metta la grana in saccoccia.
    Minimum Fax non pubblicherà mai un libro di gian marco griffi, questo è un dato di fatto. Forse lo farà un altro editore, forse no. Se nessuno lo pubblicherà sarà per una delle ragioni sopra esposte, non certo perché sono uno sconosciuto.

    Concludo:
    è terribile pensare che nessuno pubblichi il tuo libro semplicemente perché è BRUTTO.
    Meglio pensare che sia troooppo avanti, troooppo complesso, troooppo bello.
    Solo che, quasi sempre, un libro non viene pubblicato perché è brutto, punto e basta.

    Certo gli editori sono AVIDI, vogliono fare SOLDI, embè?
    Io brucerei tutti i libri di fabio volo e pubblicherei solo finnegans wake e giorgio manganelli – e fallirei dopo due mesi con la certezza di aver contribuito alla storia della letteratura – ma mica sono tutti coglioni come me.

    Saluti

    PS: Minimum Fax accetterà manoscritti in visione a partire dal 1° gennaio duemilaquarantaquattro: se sarò vivo, dovrò solo ricordarmi di mandarglielo, il mio manoscritto. Magari mi faccio un appunto sul telefonino.

  12. marisa salabelle ha detto:

    Caro Gian Marco, sono certamente d’accordo sul fatto che per “far letteratura mica è sufficiente scrivere un libro NON brutto”. Sono perfettamente consapevole che i miei libri possano essere, se forse non orribili e disgustosi, probabilmentemediocri non abbastanza interessanti, non abbastanza innovativi… né credo assolutamente che siano ” troooppo avanti, troooppo complessi, troooppo belli”. Il fatto è che sono certa che non vengono nemmeno letti, e che quindi se anche fossero abbastanza buoni, nessuno se ne accorgerebbe. Mi dirai: ma qualcuno te l’ha letto, il tuo romanzo, e non l’ha pubblicato. E’ vero, ma è proprio questo il punto. Chi l’ha letto, l’ha fatto solo perché gli ero stata segnalata, e me l’ha detto chiaramente: “non li leggiamo”, “ce ne arrivano troppi”, “i libri di autori sconosciuti sono destinati a rimanere invenduti”. Quello che mi dà noia è che poi sui blog si dica “noi leggiamo tutto ma si tratta di cose orribili”, quando la stessa minimum fax non accetta manoscritti “se non sollecitati”. Ecco, mi piacerebbe più trasparenza, più sincerità.

  13. christian raimo ha detto:

    Marisa, siamo in quattro cinque a leggere almeno un po’ di italiani a minimum fax. Ogni giorno ci arrivavano dai cinque ai dieci libri al giorno. Se non avessimo chiesto ai lettori qualche filtro, faremmo soltanto questo da mane a sera, con un utilità pari a quasi zero. Su tutti i manoscritti – decine di migliaia – arrivati in casa editrice, solo uno (Valeria Parrella) è stato pubblicato. Preferiamo fare in un altro modo il lavoro di scouting, attraverso le agenzie letterarie, i blog di scrittori, le riviste letterarie, i premi autorevoli tipo il Calvino, le manifestazioni autorevoli tipo Esordire, 8×8… È un modo credo ergonomico di dare credito a chi fa questo lavoro di scouting, in un momento in cui la valanga di manoscritti è solo l’espressione di una falsa democrazia.

  14. Jacopo ha detto:

    Non capisco questa recensione che si parla come si pone su i social network ma non si evince come scrive o un parere spensierato sul suo racconto.

    Sembra che chi ha scritto questo articolo abbia timore nel scrivere quello che onestamente pensa dice solo che il racconto è bello ….ok chiedo perkè???

    Che sia un giovante con talento lo posso accettare ma perlomeno perkè? in base a quali parametri ? accettiamo che sia dato per scontato un successo di James nel campo cinematografico etc ma ultimamente mi sembra che in tutti i fenomeni dei personaggi tuttologi (musicisti pittori,attori scrittori etc etc) trasversali il loro successo sia accettato passivamente senza un analisi approfondita anke se personale o di parte.

  15. tina ha detto:

    E’ PURO CARISMA….BELLO COME NESSUNO PRIMA…..PALO ALTO PERò NON MI HA EMOZIONATO MOLTO…SPERIAMO NEL PROSSIMO LIBRO INTANTO GODIAMOCI IL RESTO DELLA SUA ARTE

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