L’arcobaleno di D.H. Lawrence

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Questo pezzo è uscito sul Venerdì di Repubblica, che ringraziamo (fonte immagine).

Per alcuni è il romanzo migliore di David Herbert Lawrence. Lo scorso agosto il quotidiano The Guardian lo ha felicemente inserito tra i cento migliori libri pubblicati in lingua inglese, preferendolo a Figli e amanti e L’amante di Lady Chatterly.

Lo scorso 30 settembre L’arcobaleno, voluminoso e magnifico prequel del più celebre Donne innamorate, ha festeggiato cento anni e a celebrarne il centenario in Italia è la casa editrice Elliot riproponendolo oggi in una nuova edizione (traduzione di Lidia Storoni Mazzolani, pagg. 550, 19,50 euro).

Alla sua uscita in Inghilterra, il 30 settembre 1915, L’arcobaleno riuscì a sopravvivere in libreria un paio di mesi prima che venisse ritirato per oscenità e in più di mille copie mandato al rogo. La sentenza del giudice, nel rispetto dell’Obscene Publications Act del 1857, fu la seguente: “Anche se nel libro potremmo non trovare una sola parola oscena, ci sono di fatto un mucchio di oscenità in pensieri, idee e azioni”.

Si racconta che, forte dell’esperienza avuta con Figli e amanti (ritirato dal mercato un paio di anni prima e pesantemente editato sempre per oscenità), nel luglio del 1915 avesse domandato all’amica Violet Meynell (nel cui cottage aveva finito di scrivere L’arcobaleno): “Dimmi quali sono secondo te le parti che all’editore non andranno bene”.

Il libro in effetti fu editato due volte dall’editore, e ciononostante condannato e bruciato. La vicenda narrata è la storia della famiglia Brangwen, di cui seguiamo le vicende per tre generazioni, dal 1840 fino al 1905. Una storia che in sé non ha nulla di osceno, ma che con autenticità, grazia ed esattezza descrive nel profondo le passioni che muovono i protagonisti.

L’ultima generazione è quella di Ursula Brangwen (che incontreremo ancora in Donne innamorate), ragazza appassionata, progressista e anticonformista, destinata a dare scandalo (anche al di fuori delle vicende narrate, e determinando a sua insaputa il futuro editoriale del libro) per una relazione omosessuale con un’insegnante. Probabilmente fu quella la parte sopravvissuta alle obiezioni dell’editore ma non al rogo della censura, da cui felicemente risorge oggi, a cent’anni distanza, un po’ come l’arcobaleno che Ursula vede a fine libro e pensa che finalmente sia arrivato un mondo “su misura della volta del cielo”.

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