Piccioni e misticismo. Due poesie rare di Roberto Amato

Questo pezzo è uscito su GenerAzione. (Immagine: Jackson Pollock.)

Nel 2003, a cinquant’anni suonati, Roberto Amato vinse il premio Viareggio-Répaci per la poesia. Fu con Le cucine celesti, edito da Diabasis di Reggio Emilia, per cui uscì tre anni dopo anche L’agenzia di viaggi, finalista al premio Baghetta con Patrizia Cavalli e Valentino Ronchi (vincitore del premio: un rifornimento di pane per un anno. Quando si dice che la poesia non dà il pane…). L’agenzia di viaggi fu un altro libro memorabile, mozzafiato, forse il più immediato tra i cinque fin qui pubblicati (sei, se si conta anche Gli sposi, del 2005, una strenna natalizia uscita sempre per Diabasis, tanto raro quanto mirabile – per capire il gioco di rapporti fate un tentativo di ricerca…). La qualità non è mai venuta meno, lungo il percorso bibliografico del poeta, eppure le luci su di lui si sono pian piano abbassate, si è parlato sempre meno di questo autore così lontano dai suoi “simili”, così eccentrico pur nella sua linearità, così poco letto nonostante la sua lingua tanto piana e chiara.