La scoperta traumatica che Pasolini regista non è amato

Dal 1952, ogni dieci anni la rivista inglese Sight & Sound, emanazione del British Film Institute, chiede a una banda internazionale di cinefili di votare i loro film preferiti. Ogni volta arriva primo Quarto Potere. Quest’estate c’è stato un sorpasso: La donna che visse due volte di Hitchcock è arrivato primo, Welles secondo. Al terzo posto c’è Viaggio a Tokyo di Ozu. 846 tra operatori del settore, critici, accademici hanno inviato la propria top-ten, citando in totale 2.045 film. La classifica è stata resa nota fino al 250esimo posto.

Gli italiani: Fellini arriva decimo (Otto e mezzo), 39esimo (La dolce vita), 117esimo (Amarcord). C’è Antonioni al 21esimo (L’avventura), 73esimo (L’eclisse), 110imo (Professione: reporter), 144esimo (Blow Up), 202esimo (Deserto rosso). Molto amato anche Rossellini, di cui compare Viaggio in Italia al 41, Roma città aperta al 183, Germania anno zero al 202. C’è La battaglia di Algeri di Pontecorvo al 48, Il Gattopardo di Visconti al 57, Il conformista di Bertolucci al 102.

Tommaso Puzzilli ha fatto carriera

Pubblichiamo un’intervista uscita sul «Mucchio» di settembre, a Walter Siti.

di Tito Lima

Incontriamo Walter Siti nel suo appartamento a Prati, a pochi passi dai musei vaticani. Tra qualche settimana lascerà Roma per trasferirsi a Milano. È una torrida giornata d’estate. Nel pomeriggio i sismografi registrano una piccola scossa di terremoto nella capitale. Di altri terremoti, dell’anima e del corpo, e del potere del denaro nell’ultimo romanzo Resistere non serve a niente si occupa da sempre Siti, instancabile indagatore dell’uomo, italiano in particolare: ecco un grande autore contemporaneo.

Abbiamo il “vantaggio” di fare questa chiacchierata a qualche tempo dall’uscita di Resistere non serve a niente. Diversi commentatori si sono soffermati sul suo romanzo cogliendovi soprattutto un eccesso di pessimismo. Si aspettava questo tipo di reazione dominante?

Se nun te calmi, t’arriva ‘na cinquina! #1 Emanuele Trevi e “Qualcosa di scritto”

Che cos’è il romanzo di Trevi?
Un saggio di critica letteraria travestito da testo di narrativa, e un manuale di iniziazione travestito da romanzo di formazione.
La maschera: un giovane precario post-universitario, Trevi stesso, che scavalla la linea d’ombra attraverso l’immersione tragicomica come impiegato al Fondo Pasolini, dove – con il pretesto di dover curare un volume collettaneo delle interviste di P.P.P. – si ritrova a avere a che fare con la Pazza, Laura Betti, e insieme a lei affronta il picaresco e dolentissimo mondo degli orfani morali (se non letterali) di Pasolini.
Il manuale è invece nella struttura del libro simile a vari altri libri o altre parti di libri di Trevi, a cominciare da Istruzione per l’uso del lupo o Una musica distante: un’opera sostanzialmente di critica letteraria su Petrolio (il “qualcosa di scritto” del titolo) che però è un percorso rituale che Trevi illustra al lettore, proponendogli implicitamente di provarlo. Qui l’iniziazione proposta è quella di un rito di conoscenza che – sulla scorta di quelli eleusini ripresi da Pasolini ci porti a una forma di essere androgino, capace di una sapienza superiore a quella degli uomini comuni.

Un’altra Galassia

Dal 18 al 20 maggio a Napoli il festival Un’altra Galassia

Programma

Venerdì 18  maggio  2012

• Ore 16,00 (Piazza San Gaetano) Reading per i cento anni di Elsa Morante. Da “Lo Scialle Andaluso” leggono Andrea Bajani, Rossella Milone, Valeria Parrella, Pier Luigi Razzano, Piero Sorrentino, Massimiliano Virgilio

•  Ore 16,30 (Chiostro di San Paolo Maggiore) Incontro con Laurent Mauvignier. Interviene Andrea Bajani

43 anni dopo: un libro e un film

È uscito da poco nelle sale italiane il nuovo film di Marco Tullio Giordana, «Romanzo di una strage», ispirato (in parte, come si vedrà) al libro di Paolo Cucchiarelli, uscito nel 2009 per Ponte alle Grazie con il titolo «Il segreto di Piazza Fontana»; un film che ha l’ambizioso proposito di ricostruire le vicende italiane accorse nel breve e significativo arco temporale che va dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del 1969, all’uccisione di Luigi Calabresi, il 17 maggio del 1972. Christian Raimo ha definito quest’opera di Giordana un’occasione mancata, argomentandone qui le sensate ragioni. A seguito di questo suo intervento, abbiamo deciso di recuperare e proporvi in lettura l’opinione, apertamente negativa su libro e film, di un testimone e attore di quegli anni, Adriano Sofri, che in questi giorni ha scritto un istant book, scaricabarile gratuitamente, proprio per fare luce sulle importanti inesattezze della ricostruzione della realtà storica operate prima dal libro, poi dal film ispirato. Di seguito la prefazione e le conclusioni di «43 anni. Piazza Fontana, un libro, un film» di Adriano Sofri.

Anvedi l’immaginario romano: da Ciceruacchio a Amore tossico (parte prima)

Qualche settimana fa, in un laboratorio teatrale organizzato da Veronica Cruciani, c’era la contessa Castelli-Gattinara che raccontava un episodio della sua infanzia a Roma (siamo negli anni ’30): lei piccola al braccio della mamma che passa davanti alla statua di Ciceruacchio. La madre le dice: “Questo è un eroe romano”, ma quando la contessina la sera parla con il nonno, questo le dice: “Chi Ciceruacchio? Un traditore”.

Questo per dire che per un bel paio di millenni, l’immaginario romano del potere è stato ovviamente legato alla presenza del Papa. È  più o meno quello che racconta Andrea Giardina nel Mito di Roma. Da Carlo Magno a Mussolini: il papato era il Potere, e l’opposizione al Potere si poteva esprimere contro il Papa e i preti. Per questo gli anni dal 1846 al 1849 sono gli anni cruciali di una definizione di rapporti. Il 1846 è l’anno dell’inizio del pontificato di Pio nono – “Er Papa bono” (e Ciceruacchio si schiera con lui), il 1849 quello della Repubblica Romana (con Pio IX che spara contro le truppe di Garibaldi e Ciceruacchio, il quale nel frattempo ha capito che le intenzioni del Papa erano assai poco rivoluzionarie: da Papa bono finirà a scrivere il Sillabo e emanare il non expedit).

Il mondo è una valle di lacrime anche per quelli che sperano in esso

Il desiderio di fare le cose per bene,
pare che basti questo. Carte alla mano,
in discussione non è il se ma è il come,
oppure ormai non si torna più indietro.
Ma sono passati già tre giorni, quattro,
e io sono come tutti gli altri:
continuo a dimenticarmi di tutto
anche di andare a trovare Abbà padre in ospedale.

Pasolini e il sorriso di Berlusconi

di Fabio Stassi A osservare le foto di Berlusconi a Cannes, si prova un misto di disagio e di sollievo. L’incoraggiante sorriso del cavaliere, esibito sempre nelle occasioni ufficiali come un amuleto o un pass-partout, risulta finalmente triste come un trucco smascherato, una battuta che non fa più ridere nessuno, la richiesta patetica di un […]

A che punto è la notte

È un dato di fatto acquisito. Ormai, e da tempo, parliamo di Berlusconi non solo come presidente del consiglio, ma utilizziamo i termini “berlusconiano” e “berlusconismo” come aggettivo e come sostantivo per definire l’Italia di oggi, o almeno una sua parte consistente. Quanti presidenti del consiglio nella storia italiana sono diventati un aggettivo (o un “-ismo”) per definire un preciso periodo storico? A partire dall’Unità non sono stati molti. Anzi sono decisamente pochi: Crispi, Giolitti, Mussolini, Andreotti, Craxi… e poi c’è Berlusconi.

Romanzo criminale e la Magliana oggi

di Tommaso Giagni

Nel pomeriggio tardo di ogni giovedì, la palestra alla Magliana in cui mi alleno prende ad accelerare: meno chiacchiere, esercizi fatti più in fretta, sguardi più insistenti agli orologi. All’ora di cena poi, improvvisamente, la sala pesi si svuota e l’età media cresce tutt’assieme. Succede così da alcune settimane, da quando è cominciata la seconda serie di Romanzo criminale su Sky.