Diario di un editore di fumetti #25

Nuova puntata della serie di Maurizio Cotrona: il racconto di un progetto che intende produrre editoria a fumetti a Taranto. Qui le parti precedenti.

28 luglio 2021

Uno dei pochi compiti che riesco ad assolvere come si deve è quello di  strappare mia moglie dai suoi incubi notturni. La sequenza è questa: i suoi lamenti, simili ai suoni emessi da una persona sordomuta che provi a parlare, mi svegliano, io la sveglio taccandola a una spalla e sussurro dolcemente le parole “stai sognando”, le tengo stretta la mano finché non si riaddormenta. Ora mi viene in mente che non le ho mai chiesto cos’è che sogna di così spaventoso.  Quando io faccio degli incubi, resto immobile e non produco rumori. I miei incubi ricorrenti riguardano cadute dall’alto o tradimenti coniugali. Non sono sogni erotici, il sesso viene saltato, la storia è sempre quella dell’incontro con una tentatrice anonima, mia moglie lo scopre e cade in pezzi, quindi il grosso del film si svolge mostrando me che cerco di riparare una vita ormai distrutta. Quanto è bello svegliarmi e scoprire che si è trattato solo di un sogno, poter guardare negli occhi la persona che amo, dirle “ti amo” e sentirmi rispondere “non ti sopporto”!

Il mio errore quotidiano da maschio svagato, è questo: non ho chiuso bene le imposte e il sole ha svegliato bimba 3 all’alba. Mia moglie è clemente, come in tutte le mattine che seguono alle notti in cui ho avuto il previlegio di salvarla da un incubo, quando le dico “ti amo” si limita a borbottare un “non ci credo”.

Rileggo il diario di ieri e, a mente fresca, la contraddizione in cui mi sono infilato appare ancora più lampante: mi affanno, ogni giorno, a sigillare con dei pensieri-silicone tutte la falle emotive della mia vita e poi mi metto a scrivere un diario, che è il contrario del silicone.

Un diario, se lo prendi sul serio, è un trapano.

(Ipotesi di soluzione possibile: basta scrivere un diario brutto. Prenderlo come un trastullo qualsiasi, niente di serio. Un diario silicone)

29 luglio 2021

Caldo record a Seattle, i cavi di rame del tram si fondono.

La giornata comincia male. Faccio di tutto per non notarlo, ma il flusso della mia urina sta tornando debole troppo in fretta, così presto!, non sono neppure in grado concepire l’idea di rimettere in moto il domino dei controlli che mi porterebbe a un nuovo intervento, così getto il pensiero nel bidone dei pensieri rimossi e tappo col silicone.

Torno sulla pagina del diario di ieri. Ho scritto che i lamenti che fa mia moglie di notte sembrano quelli emessi da alcuni sordomuti quando provano a parlare, ma ora il paragone mi sembra troppo cinico. Dovrei riscriverlo mettendo una persona imbavagliata, al posto dei sordomuti. Ho ben presente i rumori che fanno i sordomuti perché ce n’era una, nell’ufficio accanto al mio, quando stavo a Roma.  Lei aveva l’abitudine di posare il suo cellulare sul calorifero del corridoio, per avere le mani libere, e fare delle videochiamate con delle amiche sordomute, accompagnando i linguaggio dei sordi con dei suoni simili a quelli notturni di mia moglie. Non so come si chiama, la sordomuta, non abbiamo mai  avuto alcun tipo di interazione, qualche volta le ho rivolto dei “buongiorno” che lei non ha mai sentito. E chi lo sa, infondo, se gli altri esistono d’avvero?

Scrivo ad Antonio, gli chiedo se il contratto di Perrone è pronto e lui mi risponde dopo meno di tre ore, un record. “Il contratto è pronto, devi stare Tranquillo. Però chiamami, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare.”  Mi secca un po’ il suo “devi”, avrebbe potuto almeno scrivere “puoi stare Tranquillo”, sarebbe suonato più carino, e perché la “t” maiuscola, poi?

Provo a chiamarlo, ma ring ring.

30 luglio 2021

Quarantatré dispersi a largo della Libia, settecentomila fulmini si abbattono sul Canada. Il responsabile del campo estivo mi chiama perché c’è stato un imprevisto, devo andare subito a riprendere Bimbo 1. Subito? Cosa pensano, quelli del campo, che la gente sta lì pronta a scattare? Ora c’è Ivan Appio. Aspetteranno.

La riunione con Ivan è sui colori. Gian Marco dice “andare a piedi è come sfogliare un libro, correre è come guardare solo le copertine. Noi dobbiamo andare a piedi” e poi parla di luminosità, saturazioni, contrasti, atmosfere. La luminosità per prevenire gli imprevisti della stampa, la giusta saturazione per riprodurre gli ambienti nebbiosi del Friuli, il contrasto per eliminare ogni ambiguità dalla storia, l’atmosfera per plasmare le emozioni e accompagnare il lettore in un posto segreto. Io ascolto, a fine riunione mi trattengo qualche minuto al telefono con Ivan, ho letto le prossime pagine della sua sceneggiatura, quelle che deve ancora disegnare, “bella l’idea di introdurre un personaggio femminile” gli dico. “Non è una donna, Maria è il cognome di un tenente,” mi risponde.

“Però.”

“Però”.

Però un personaggio femminile ci starebbe bene in una storia così dura e nasce lì per lì, al telefono, l’infermiera Teresa. I miei ragazzi sanno tenere la mente sgombra, lesta a spremere vita dagli imprevisti e accogliere queste piccole epifanie.

Scrivo a GM per chiedergli se abbiamo chiuso la copertina di Camerette, lui mi scrive:  “sembri una suocera ansiosa, sta Tranquillo. Però sentiamoci, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare.” La matrice in comune con l’ultimo messaggio di Antonio, mi pare evidente. Che succede? C’è un’emergenza? Una falla da riparare?

Pausa ritemprante. C’è Berettini in diretta, a Wimbledon. Ho rispolverato la mia passione adolescenziale per il tennis, dopo aver sopportato per un decennio tonnellate di delusioni per colpa di Caratti, Camporese, Pescosolido e Gaudenzi, ora che abbiamo dei ragazzi che vincono, non posso mica perdermelo. Tra un set è l’altro mi chiamano i due, videochiamata lampo, viene fuori che ad agosto vorrebbero andare in ferie, questo è il rospo. La copertina è chiusa (avremo delle tette in copertina) e a settembre arriva la ciano di Camerette. Però adesso pausa, bye bye Ottocervo per un po’, si va in vacanza.

Vacanza?! Ma Ottocervo è vacanza!

Io abbozzo, per dissimulare la delusione butto giù lì una  barzelletta inventata da bimbo 1: cosa fa una gallo sotto una montagna? La galleria! E non mi viene neppure in mente di chiedere cosa mai sia una “ciano”.

Disegno tratto da “Tutti eroi”, di Ivan Appio.

 

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