I nuovi muri

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Pubblichiamo un intervento di Alessandro Leogrande apparso su Lo straniero e vi invitiamo a visitare il sito della rivista, da poco online con una veste grafica completamente rinnovata.

Di fronte all’arrivo dei profughi lungo la rotta balcanica (in particolare siriani e afghani) risorgono in Europa nuovi muri materiali e mentali. Non c’è solo quello fisico, di filo spinato, eretto lungo il confine ungherese. Non c’è solo il cumulo di restrizioni che si alimenta di giorno in giorno in Slovenia, Croazia, Repubblica ceca, Slovacchia…

Alle spalle di tutto ciò sembra risorgere idealmente la vecchia cortina di ferro. I paesi dell’ex “blocco orientale”, entrati di recente nell’Unione europea, si riscoprono ammalati di nazionalismo, razzismo, nuovi fascismi, del tutto impreparati a gestire un fenomeno imponente come l’arrivo o il transito di migliaia di profughi. Un esodo non emergenziale, ma strutturale, che mette in discussione la tenuta della stessa Unione europea (oltre che le politiche dei paesi entrati nell’Ue molto prima).

Il nostro colonialismo rimosso

Questo pezzo è uscito in forma più breve su Orwell. (Fonte immagine: Indire.)

Ci sono delle vecchie immagini girate da Luca Comerio, uno dei pionieri del documentarismo italiano, nella Piazza del Pane a Tripoli nel 1911. La camera indugia sul via vai dei nostri militari in divisa che si affollano lungo la strada, poi l’inquadratura si allarga ed entra in scena un patibolo: almeno venti arabi, tutti uomini, pendono irrigiditi con un cappio al collo. Sono stati da poco impiccati. Chi ha mai visto queste immagini di Comerio (riprodotte per pochi secondi in un vecchio film di Cecilia Mangini, Lino Del Fra e Lino Miccichè, All’armi siam fascisti!, recentemente ripresentato in dvd da Raro Video)? Quanti studenti di storia contemporanea le conoscono, sanno a cosa rimandano? Immagino pochissimi. La loro rimozione dalla memoria collettiva è direttamente proporzionale alla rimozione del colonialismo in Africa e nei Balcani. Un inspiegabile, lungo buio. Un lento, carsico lavorio che via via ha espunto le pagine nere della nostra storia recente, e creato il mito infondato degli “italiani brava gente”.