Nuovo cinema paraculo – The detachment, ossia il distacco della corteccia frontale che ti auspichi dopo venti minuti che sei entrato in sala

Volete fare un brutto film che però poi la gente vi dice che è bello? Volete fare un film buttato là che manco i discorsi che fate alla piazzola autostradale il 25 agosto ma poi la gente vi dice che è un film riflessivo? Fate Detachment. Vi basta aver confezionato un film tagliato con l’accetta e moralisteggiante come American History X e trovare uno sceneggiatore appena uscito da qualche corso universitario di semiotica che chiama il suo protagonista Henry Barthes (“Sì pronuncia Barth, la s non si sente”, come ha il coraggio di recitare la battuta con cui si presenta) e insieme a sto sceneggiatore, Carl Lund (memento!) create il personaggio di un insegnante tristissimo che piagne sempre, senza senso dell’umorismo ma zero proprio (come ammette lui a un certo punto), poi gli mettete vicino una serie di colleghi ancora più tristi e sfigati – una specie di accolita tipo anonima docenti, e ambientate il tutto in una scuola piena di ragazzi difficili.